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NATIONAL LEAGUE«Playoff? Noi pensiamo alla finale dei playout con l'Ambrì»

28.12.17 - 11:00
Soddisfatto e agguerrito, Kevin Schläpfer sta approfittando della Spengler per ricaricare le pile: «Al torneo grigionese andavo già da piccolo con mio papà»
Keystone
«Playoff? Noi pensiamo alla finale dei playout con l'Ambrì»
Soddisfatto e agguerrito, Kevin Schläpfer sta approfittando della Spengler per ricaricare le pile: «Al torneo grigionese andavo già da piccolo con mio papà»
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KLOTEN - Il Kloten non è tornato improvvisamente competitivo. Non ha inanellato una serie di successi consecutivi tale da permettergli di risalire velocemente la classifica e rientrare in corsa per un piazzamento nei playoff. La svolta Tirkkonen-Schläpfer ha però di sicuro fatto bene agli Aviatori i quali, finalmente più concreti davanti alla porta avversaria, hanno cominciato a collezionare qualche scalpo prestigioso. Ultimo quello di un Lugano ambizioso quanto - a dicembre almeno - distratto. Abbastanza per essere soddisfatti? Non proprio, anche se poi è arrivata la Spengler a interrompere il lavoro del 48enne coach ex Bienne...

«Seccato per la Coppa Spengler e per le vacanze? Ma no, assolutamente - ci ha confermato proprio Schläpfer - quel torneo è una festa, è una tradizione. Io ci vado ogni anno, lo faccio fin da quando ero piccolo, quando mi mettevo in viaggio con mio papà».

Eppure fermarsi, in questo momento della stagione, non è proprio il massimo per un gruppo che deve lottare e lavorare per risalire la china.
«Quest'annata, con anche le Olimpiadi, è particolare. Con il mio staff, per tentare di arrivare al top nei momenti che contano, abbiamo studiato un programma specifico, alternativo, per i nostri ragazzi. Detto ciò... le soste e le partenze dei giocatori per Spengler e Nazionali varie sono sempre bene accette. Fanno solo bene. Se fa qualcosa di stimolante, un atleta non butta mai il suo tempo».

I momenti che contano sono quelli di post season, immaginiamo. A voi toccheranno i playout.
«Quando sono arrivato a Kloten la situazione era molto complicata. Pochi punti in classifica, morale sotto i tacchi, giocatori come Denis (Hollenstein, ndr) pronti a salutare... Devo ammettere che, tenuto conto del punto di partenza, sono soddisfatto di quanto fatto, del punto al quale siamo arrivati. Il problema è che in questa stagione non ci sono squadre "materasso" chiamiamole così. Tutti vincono, tutti fanno punti, per noi così diventa difficile pensare di rientrare».

La dirigenza, al momento dell'ingaggio, ti ha chiesto i playoff?
«Mi ha chiesto di ottenere il massimo. Io sono stato sincero: ho avvisato che molto difficilmente saremmo riusciti a entrare tra le prime otto. E ho cominciato a lavorare».

Con quale obiettivo.
«L'esito più probabile è la finale dei playout contro l'Ambrì. Lo dice la classifica, lo dice quel che sta succedendo in campionato. Questa eventualità era già la più probabile quando sono stato chiamato al posto di Tirkkonen. Per questo la mia prima preoccupazione è stata quella di preparare i miei ragazzi al meglio proprio per quella serie. L'obiettivo è arrivare carichi e pronti per quelle sfide».

Non pensando ad altro?
«No. Continueremo a batterci match dopo match, questo è certo; ma stiamo già entrando nell'ottica di dover soffrire fino all'ultimo per mantenere il nostro posto in National League. Se poi invece otterremo qualcosa di più... allora penseremo a festeggiare. Sarà inaspettato e piacevolissimo».

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