Pur non girando al massimo, trascinato dai suoi due uomini più in forma il Lugano ha vissuto un weekend positivo. Coach Ireland ha da lavorare parecchio ma la strada è tracciata
LUGANO – Non è stato bellissimo, è vero, non è stato neppure totalmente convincente; in un weekend molto importante il Lugano ha in ogni caso saputo rispondere “presente”, mettendo le mani su sei punti pesantissimi.
I tifosi bianconeri devono essere felici per la netta accelerata dei loro beniamini, arrivati al fine settimana – è giusto ricordarlo – con due sconfitte consecutive sul groppone? Devono essere soddisfatti, questo è certo, e devono guardare con fiducia al futuro. Questo perché i match di venerdì e sabato hanno detto che se al completo, o se almeno senza troppe assenze, la truppa condotta da Greg Ireland è altamente competitiva. Pure quando non è scintillante.
Perché, è giusto sottolinearlo, con Ambrì e Langnau i bianconeri sono stati tutt'altro che luccicanti. Hanno però vinto, dimostrando di possedere quel cinismo e quella concretezza propri solo delle grandi squadre. Sono andati alla Valascia e, contro una pessima versione dei cugini, hanno dominato. Sono tornati alla Resega e, pur distratti dalla festa a cavalier Hirschi, non hanno praticamente mai rischiato contro il Langnau. Quante squadre, girando al minimo, riescono a fare bottino pieno? Poche, molto poche.
I sei punti hanno permesso al Lugano di confermare il proprio posto tra le big di un campionato per il momento incertissimo e di regalare qualche giorno di allenamenti e serenità in più a tutti quelli che, per un motivo o un altro, sul ghiaccio ancora non stanno girando al 100%. A un Klasen apparso finora “solo” forte ma non stellare, a un Fazzini che nel derby ha trovato il suo secondo gol stagionale, a Kparghai, a Cunti, a Bertaggia... In tanti stanno cercando (e qualcuno ha trovato il modo di raggiungerlo) il loro picco di condizione. Farlo quando la squadra riesce comunque a giocare discretamente e a fare risultato è meno stressante. E poi in bianconero c'è anche chi al top già c'è. C'è chi, come Hofmann, ormai una stella di prima grandezza, e Bürgler, cecchino da record, riesce a trovare la porta con una facilità estrema. È a questi puledri di razza che coach Ireland deve chiedere di tirare per il momento la carretta. Quando poi tutti i cavalli della scuderia saranno al top, allora la diligenza potrà correre veloce.