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LNA«Ambrì in crisi e sempre sconfitto? Perdere in quel girone conta pochissimo»

14.03.17 - 07:45
Matteo Nodari ha analizzato la situazione dei leventinesi, del Lugano e, ovviamente, la stagione appena terminata del suo Losanna: «Il Davos ha meritato ma lo 0-4...»
«Ambrì in crisi e sempre sconfitto? Perdere in quel girone conta pochissimo»
Matteo Nodari ha analizzato la situazione dei leventinesi, del Lugano e, ovviamente, la stagione appena terminata del suo Losanna: «Il Davos ha meritato ma lo 0-4...»
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LOSANNA - Una regular season giocata alla grande, una qualificazione ai playoff conquistata con molto anticipo e con pieno merito, a cui hanno fatto seguito un calo fisico e mentale che ha portato a una secca eliminazione in sole quattro partite per mano del Davos: la stagione del Losanna, iniziata in pompa magna è terminata prematuramente e, forse, in maniera inaspettata. «Siamo arrivati ai playoff dopo tante sconfitte, forse spompi, e non siamo riusciti a riaccendere la testa immediatamente - ha esordito Matteo Nodari - Perdere così è stata una batosta, un colpo duro che ha cancellato di colpo tutto quello che abbiamo fatto durante la regular season».

Eppure la serie si era aperta con un 3-0 rifilato al Davos nei primi 20’ di gara-1, ma poi…
«Quella rimonta subita ci ha fatto male, malissimo. In gara-2 non siamo riusciti a reagire e in seguito è arrivata anche la sconfitta ai rigori nel secondo match casalingo: la serie è finita lì. Avessimo centrato l’1-2, avremmo potuto ancora dire la nostra… così invece...».

In effetti sabato in terra grigionese non c’è mai stata partita…
«Esatto. Moralmente e fisicamente eravamo a terra, loro erano carichi e hanno chiuso la contesa dopo pochi minuti. Devo essere sincero: il Davos ha meritato di vincere e di passare il turno. Ora sarà complicato per chiunque affrontare la truppa di Del Curto».

Nel vostro quarto si sono affrontate due formazioni che stanno vivendo - o hanno vissuto - due stagioni opposte: voi siete partiti forti, per poi calare, loro hanno incontrato diverse difficoltà all’inizio e ora sono in grande ascesa…
«Il Davos ha recuperato tanti infortunati, i fratelli Wieser stanno vivendo un campionato incredibile e contro di noi si sono rivelati intrattabili, poi Del Curto ha vinto la sua ennesima scommessa, quella relativa a Senn: pensavo potesse essere il loro punto debole, invece è cresciuto tanto e si è dimostrato un ottimo portiere. Noi invece abbiamo faticato sempre a mettere il disco nello slot e abbiamo sofferto tantissimo il loro classico gioco fatto di verticalizzazione: con uno o due passaggi andavano dritti in porta, noi invece...».

Possiamo dire che il 4-0 della serie è un po’ bugiardo?
«Diciamo che è un risultato che dà fastidio, perché se qualcuno non avesse visto le partite potrebbe pensare che non c’è mai stata storia o che abbiamo fatto male, quando invece non è stato assolutamente così! Noi abbiamo pagato a caro prezzo i tanti KO incassati sul finire della regular season... L'obiettivo principale era quello di tornare nei playoff, ma se ci arrivi da quarto in classifica vuoi e puoi puntare alle semifinali».

Le tante sconfitte di fila - 14 nelle ultime 16 partite disputate - stanno caratterizzando anche questa parte di stagione dell’Ambrì: i leventinesi potrebbero pagare tale periodo nella finale dei playout o nello scontro promozione/relegazione?
«Non credo! Quel girone intermedio non serve a nulla, specie quando le posizioni in classifica sono già ben definite. Quando ero a Rapperswil perdemmo tre sfide in quella fase dei playout, ma avevamo già la testa alla finale e non sbagliammo! Secondo me conta relativamente poco perdere in questo momento!».

Facciamo un salto e analizziamo la serie tra Lugano e Zurigo: ti aspettavi questo equilibrio?
«Non ho mai creduto che i bianconeri potessero uscire in quattro/cinque partite! Ok, non avranno impressionato su tutto l’arco della regular season ma ci ho giocato contro e vi assicuro che sono un’ottima squadra, solida che, così come il Davos, fa paura. Non so come si risolverà la sfida, ma se il Lugano dovesse passare acquisterebbe molta convinzione, molta carica e, nei panni del Berna, non sarei tranquillo!».

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