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LNA«Friborgo scelta ottimale, ma Lugano è casa mia. Spero però che non vincano il titolo...»

01.06.16 - 07:03
Lorenz Kienzle, approdato in terra burgunda, non dimentica i sei anni vissuti alla Resega e gli affetti lasciati alle nostre latitudini: «Qui vogliamo vincere, ma prima o poi tornerò in Ticino»
«Friborgo scelta ottimale, ma Lugano è casa mia. Spero però che non vincano il titolo...»
Lorenz Kienzle, approdato in terra burgunda, non dimentica i sei anni vissuti alla Resega e gli affetti lasciati alle nostre latitudini: «Qui vogliamo vincere, ma prima o poi tornerò in Ticino»
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FRIBORGO - Sei stagioni vissute con la maglia del Lugano, un’amore profondo per il Ticino e per la città bianconera, ma ora le strade di Lorenz Kienzle e del club sottocenerino si sono divise: il 27enne difensore si è legato al Friborgo per le prossime due stagioni. Un passo in avanti per la sua carriera: Lorenz, ora, ha davvero l’occasione di essere uno dei perni della formazione burgunda.

«Qui è tutto diverso - ha sottolineato l’ex bianconero - Partendo dalla città, passando per la mentalità fino ad arrivare alla preparazione fisica che stiamo seguendo in queste prime settimane di allenamento. Mi dispiace tanto aver lasciato Lugano, ma so di aver fatto la scelta giusta: qui puntano decisi su di me, mi hanno già fatto capire che giocherò nelle prime linee e anche in powerplay».

A Lugano il legame tra tifosi e squadra è spesso stretto, intenso: gli ultimi playoff lo hanno dimostrato. Applausi, abbracci, cori e tanto calore per la truppa sottocenerina che ha lottato fino all’ultimo per strappare al Berna il titolo di campione svizzero. A Friborgo, invece, come viene vissuto l’hockey? «Vi posso assicurare che neanche qui scherzano (ride, ndr). Ho visto tantissime persone con gli adesivi della squadra sulle auto… Si respira davvero la voglia di giocare, di lottare e di provare a vincere: sarebbe bellissimo poter conquistare qui il primo titolo sia mio che del club. Per ora però io sono tranquillo: la presentazione ufficiale della rosa ovviamente non c’è ancora stata, quindi non tutti mi riconoscono… Bykov e Sprunger, invece, escono poco: sono sempre circondati da tifosi che chiedono foto e autografi».

Dopo l’eliminazione subita nei quarti di finale, la società burgunda sta provando ad allestire una formazione che può davvero puntare in alto: l’arrivo dello svedese Mattias Ritola, che va ad aggiungersi agli altri quattro stranieri già presenti in rosa (Alexandre Picard, Roman Cervenka, Greg Mauldin e Marc-Antoine Pouliot), ne è l’emblema più chiaro. «So che è un grande attaccante e mi hanno detto che lo voleva anche il Lugano… quindi sicuramente farà benissimo qui da noi. L’obiettivo per la prossima stagione è chiaro: dovremo vincere, o quantomeno provarci. Sono troppi cinque stranieri? Non direi, dipende dalle possibilità economiche che hai e dagli impegni stagionali che dovrai affrontare. Prendiamo per esempio il Lugano: giocando campionato, Spengler, Coppa Svizzera e Champions League… se non hai la rosa lunga, e magari cinque stranieri, rischi di arrivare ai playoff veramente con pochissime energie», ha spiegato.

310 km: ecco la distanza che separa la “sua” Lugano e Friborgo. Una distanza che però non scoraggia Lorenz, ormai diventato “ticinese” a tutti gli effetti. «Chiaramente, ho vissuto sei anni a Lugano, la mia ragazza vive un po’ qui e un po’ lì… anche io da quando sono arrivato a Friborgo, sono tornato in Ticino almeno tre volte. In treno ci vogliono circa 5 ore, ma va bene… alla fine Lugano è casa mia. Io ho firmato un contratto biennale - e spero che il Lugano, mi dispiace chiaramente per loro, in questo lasso di tempo non vinca il titolo sennò per me sarebbe durissima accettarlo dopo averlo sfiorato - ma il mio obiettivo per il futuro è quello di tornare, anche solo per viverci a fine carriera», ha spiegato Kienzle che interpellato sull’imminente inizio degli Europei non si è dimostrato esattamente ferrato in materia: «Non so quali squadre possano essere le favorite… guarderò un po’ la Svizzera, ma il calcio non mi ha mai entusiasmato».

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