Chi è migliore tra il vecchio e il nuovo allenatore dell'Ambrì? Lo abbiamo chiesto a Shawn Heins: “Serge è buono, Hans cambierà il volto del club. Ma non sono i coach a decidere i match"
AMBRÌ – Hans Kossmann per Serge Pelletier. Alla fine, l'Ambrì ci ha guadagnato oppure no? Prima della pausa per la Nazionale si è visto il nuovo coach biancoblù all'opera. Un paio di match – Coppa esclusa – non bastano in ogni caso per capire se il 53enne canadese ha già portato una ventata di novità in Leventina. Non bastano per capire se il cambiamento è stato un passo avanti o un passo indietro.
Per tentare di immaginare come cambierà (se già non è cambiata) l'atmosfera alla Valascia si dovrebbe ascoltare qualcuno che dall'avvicendamento di questi coach è già passato. Qualcuno che ha già vissuto l'uscita di Pelletier e l'arrivo di Kossmann. Qualcuno come... Shawn Heins, che nella stagione 2010/11, a Friborgo, servì sotto i due timonieri.
Il 41enne non è proprio uno degli ex giocatori più amati alle nostre latitudini. Alla Saint-Léonard è però ancora oggi un mezzo idolo. Lì ha lasciato un gran ricordo e... ha messo insieme un'infinità di esperienze.
“Vero - ci ha confermato proprio Heins – se sono ancora amato... questo di sicuro non accade in Ticino. Comunque, credetemi, mi mancate davvero. Non passa giorno senza che io pensi a quanto belli siano il vostro Paese e il vostro hockey. Per quanto riguarda la mia avventura a Friborgo... è esatto: ho vissuto il cambio allenatore sulla mia pelle e ho giocato sia per Serge che per Hans.”.
Quindi puoi parlarci di entrambi. È vero che Pelletier è “morbido”?
“Lui soft? Per me, se vinci... non ha importanza il modo in cui lo fai. Mentre quando si perde è sempre colpa del coach. Posso dire che con Serge ho vissuto alcuni dei miei anni migliori. E non parlo solo di risultati individuali: pure la squadra vinse molto. Pelletier è sempre stato buono con me. Quando fui licenziato dal Basilea, mi diede una seconda chance. Lui e René (Matte, ndr) mi levarono la merda di dosso, scusate il linguaggio. In quanto ad Hans... è vero: lui è molto più duro. Ma anche i suoi metodi hanno portato il club a vincere. Cambierà di sicuro il volto dell'Ambrì. Comunque... non è giusto mettere troppa pressione addosso agli allenatori”.
Sono loro che comandano.
“Certo, però le fortune di una squadra dipendono dai giocatori, dalla passione con la quale questi scendono in pista e dal modo in cui si battono. Quel che ho imparato nei miei anni da professionista è che il coach è molto importante ma i giocatori lo sono di più”.
La squadra è la squadra.
“Il modo in cui gli atleti interagiscono, senza gelosia, il loro lavoro – che deve essere intenso – il sacrificio... tutto questo aiuta il gruppo a vincere. Per raggiungere i tuoi obiettivi devi divertirti, credere negli altri e rispettare i tuoi compagni”.
Ma i coach? Se ti chiedessimo di scegliere il migliore tra Pelletier e Kossmann?
“Ho raccolto tanti successi con entrambi, nonostante essi abbiano un modo totalmente diverso di fare l'allenatore. Non posso scegliere. Ripeto: i coach indicano la via e insegnano, i giocatori scendono in pista e decidono le partite”.
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