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L’OSPITEPsicologi non per soldi: Shedden, Kossmann e la bomba nello spogliatoio

04.11.15 - 10:06
Cosa deve fare, per lasciare il segno, un allenatore che subentra? Con Arno Rossini abbiamo analizzato la situazione dei coach di Lugano e Ambrì: “Comprendere il gruppo varrà più di tecnica e tattica”
Psicologi non per soldi: Shedden, Kossmann e la bomba nello spogliatoio
Cosa deve fare, per lasciare il segno, un allenatore che subentra? Con Arno Rossini abbiamo analizzato la situazione dei coach di Lugano e Ambrì: “Comprendere il gruppo varrà più di tecnica e tattica”
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LUGANO - Cosa fa, come si comporta, cosa pensa un allenatore che è appena stato esonerato? Dei tormenti, dei dubbi, delle perplessità di un coach appena silurato abbiamo parlato - interrogando Arno Rossini - giusto una settimana fa. Oggi abbiamo provato a guardare l’altra faccia della medaglia. Già perché oltre a un mister “in uscita”, in un cambio panca c’è anche un professionista “in entrata”.

Come si deve  cominciare la nuova avventura? Quali sono i segreti per non fallire? Quanto tempo si ha per convincere di essere più bravi dell’“altro”?
“Stiamo parlando di tempo? - è intervenuto nuovamente Arno Rossini - Quello non c’è, mai. Le partite sono ravvicinate, gli allenamenti pochi, i risultati indispensabili. Non dimenticate che se c’è stato un avvicendamento è perché la situazione è complicata…”.

Shedden e Kossmann, ritornando al tema caldo delle ultime settimane, non avranno dunque molto di che star sereni…
“Assolutamente no. Dovranno rimboccarsi le maniche e, fin dai primissimi allenamenti, cercare di capire gli uomini con i quali dovranno lavorare. È questo il segreto”.

I coach di Lugano e Ambrì dovranno fare gli psicologi, dunque?
“Prima di parlare di tecnica e tattica, prima di analizzare schemi e avversari, dovranno cercare di comprendere il gruppo, lo spogliatoio. Capire che aria tira, individuare i leader della squadra e responsabilizzarli, mostrarsi sicuri e determinati è indispensabile. È il primo fondamentale passo da compiere”.

Lo spogliatoio è sempre difficile da affrontare…
“È un mondo a sé, nel quale può accadere di tutto. Lo dico da sempre: se ci butti dentro una bomba non sai mai quel che può accadere”.

Torniamo a Shedden e Kossmann…
“Devono stabilire un contatto con i nuovi giocatori, superare la loro diffidenza e riuscire a guadagnare la loro fiducia. E devono farlo molto velocemente. Se ci riescono possono sperare di risollevare le sorti delle loro squadre. Certo, i margini d’errore sono minimi…”.

Come accaduto con l’ex allenatore, non c’è il rischio che la squadra non “digerisca” pure quello nuovo?
“Gli atleti sono professionisti, che hanno tutto l’interesse affinchè le cose vadano per il verso giusto, questo va sottolineato. Si deve in ogni caso ammettere anche che l’esonero mette i componenti della squadra con le spalle al muro. Continuare con brutti risultati farebbe infatti capire che il problema non stava seduto in panca”.

Quindi?
“Quindi importantissimi saranno i primi allenamenti e, di seguito, i primi match. Se questi daranno risultati positivi allora, magari, Shedden e Kossmann riusciranno a convincere tutti - anche i più diffidenti del gruppo - a stare dalla loro parte”.

I nuovi allenatori di Lugano e Ambrì sono saliti su un treno in corsa solo per una questione di soldi?
“L’aspetto economico è importante ma non preponderante. Penso che un coach che accetta questa sfida, perché ci sono anche quelli che rifiutano, lo fa però più che altro per rilanciare la propria carriera. Dimostrare di essere in grado di fare bene con una squadra non costruita da te è un ottimo modo per ripartire”.

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