Cerca e trova immobili

HCL - L'ANALISILugano, un dolce sogno che si è trasformato in un incubo

14.03.15 - 12:06
La dolorosa eliminazione dei bianconeri nei quarti di finale dei playoff è stato come un pugno nello stomaco per Fischer e i suoi ragazzi: un colpo dal quale imparare per correggere gli errori
Ti-Press
Lugano, un dolce sogno che si è trasformato in un incubo
La dolorosa eliminazione dei bianconeri nei quarti di finale dei playoff è stato come un pugno nello stomaco per Fischer e i suoi ragazzi: un colpo dal quale imparare per correggere gli errori
HOCKEY: Risultati e classifiche

LUGANO - 12 marzo 2015: così come un anno fa, il Lugano si ferma ancora a Ginevra. In terra romanda è terminato forse il più bel campionato giocato dal club bianconero negli ultimi 9 anni, conclusosi però come si sono conclusi tutti gli altri quando i ticinesi sono riusciti a raggiungere i playoff: con un semaforo rosso al primo turno.

Questa volta però il tonfo fa rumore, fa male, è clamoroso; fa male soprattutto alla squadra e al suo condottiero, provato in viso e nell'animo nei momenti che hanno fatto seguito a gara-6. Il Lugano però la sua serie non l'ha persa a Les Vernets giovedì sera, ma nel lasso di tempo che è passato da sabato scorso - quando Hirschi e compagni impattarono la contesa vincendo a Ginevra - e martedì quando in gara-5 alla Resega, la squadra di Fischer ha offerto la controprestazione. La peggior partita della serie, la peggior partita della stagione, una partita indecifrabile e indefinibile: un vero tonfo che ha mandato all'aria tutti i piani della società.

Si, perché la società non ha chiesto a Fischer di vincere il titolo al termine di questa stagione, ma di dare nuova forma e nuova gloria al Lugano. Fino a una settimana fa, il timoniere della squadra era riuscito a fare tutto questo, per poi perdere il comando nel momento fondamentale! Fischer è un allenatore sanguigno, schietto e risulta incredibile che proprio lui non sia riuscito a far passare il messaggio che gara-5 sarebbe stata ancora più importante delle precedenti, ancora più che imporsi a Les Vernets - vero campo minato per il Lugano - nella sfida precedente. Errore suo o mancata concentrazione della squadra che in quel momento non l'ha seguito?

Difficile dirlo, anche se - a scanso di equivoci - nessuno nel gruppo ha remato contro il proprio allenatore. Però la squadra non ha retto; alla fine a strappare il pass per la semifinale è stato chi l'ha meritato, chi non ha davvero mai mollato, chi nel momento decisivo è riuscito a mettere una marcia in più... e giovedì a Les Vernets, fin dal primo check, si è capito come sarebbe andata a finire la partita.

Un peccato perché, a differenza dell'anno scorso (ecco che dagli errori si può imparare), la formazione bianconera non è arrivata ai playoff scarica fisicamente e con la lingua di fuori; i giocatori, stranieri compresi nonostante l'alto minutaggio, erano in condizione buona per affrontare la post season ma, giocando sempre di fioretto e mai di sciabola, non si va avanti. Un esempio? Gara-2 e gara-3 sono state l'emblema di quanto il Lugano sia più forte del Ginevra tecnicamente e quale doveva essere la via percorribile per superare il turno: la velocità! In quei match Klasen, Pettersson e compagni (nonostante la sconfitta nella prima trasferta ginevrina) hanno fatto venire gli incubi alle Aquile che poi sono crollate in gara-4; il Lugano non è una squadra che gioca alla canadese, con tanta pressione fisica e con la lotta nello slot, ma una formazione che gioca alla scandinava (fatta eccezione per McLean, tutti gli altri stranieri provengono da lì...), ma per farlo deve ragionare e agire in velocità. Contro il Ginevra, in alcuni frangenti, invece non si è visto questo gioco e alla fine le Aquile ne hanno approfittato.

La società non cambierà la sua filosofia, sia in relazione agli stranieri (i 4 saranno tutti attaccanti), sia in merito allo staff tecnico: quello iniziato da Patrick Fischer è un progetto quanto meno su base triennale e interromperlo ora sarebbe sciocco. In effetti - nonostante sia uscito nuovamente ai quarti - l'head coach ha portato la sua squadra al terzo posto in regular season, con tanto di record di punti, a un passo dalla vetta, dimostrando su tutto l'arco della stagione anche un bel gioco che ha entusiasmato il pubblico, tornato a ripopolare veramente la Resega. Ci sarà da guardarsi in faccia, capire gli errori e ripartire da qui.
C'è anche da considerare un fattore: lavorare in una piazza come Lugano, non è facile per nessuno. Nove anni senza successi sono un peso incredibile e calare in regular season, anche in vista dei playoff, porta a spesso a dei mugugni. In dicembre i bianconeri hanno rallentato e sono partite le prime accuse nei confronti di Fischer; sono arrivati pezzi pregiati, per migliorare l'organico - Brunner ha fatto fatica nelle prime settimane, per poi rivelarsi il bomber che è sempre stato, mentre Simek ha fallito nei playoff - e le difficoltà patite inizialmente hanno scatenato lamentele... insomma, un ambiente non facile. La società lo sa ed è assolutamente dalla parte del buon Patrick.

Un'ultima considerazione però, al termine di questa stagione bella ed entusiasmante fino a una settimana fa - condizionata ancora dalle decisioni dell'head coach di allontanare alcuni giocatori per puntare su altri -, va fatta. Nei playoff sono mancati i veri leader, cosa che durante la regular season non è mai venuta meno; allora, in vista della prossima stagione, non sarebbe il caso di puntare su un "allenatore in campo", come lo era Orlando nella stagione del campionato del 1999, che possa riuscire a gestire i momenti di difficoltà e di pressione mentale?

Di tempo per decidere cosa fare, da qui a settembre ce n'è e ce ne sarà, l'unica cosa è che dietro a questo "fallimento" (in effetti l'obiettivo minimo non è stato raggiunto), c'è un qualcosa di buono che va cullato e su cui dover costruire...

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE