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L’OSPITE - ARNO ROSSINI «Pessimismo? Realismo: i bianconeri si giocano il futuro»

21.07.21 - 09:07
Arno Rossini: «Lugano, è la stagione più difficile dal ritorno in Super League»
TI-Press
«Pessimismo? Realismo: i bianconeri si giocano il futuro»
Arno Rossini: «Lugano, è la stagione più difficile dal ritorno in Super League»
Incertezze economiche e sul mercato: a Cornaredo tante incognite.
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LUGANO - Il pari nei 90’ contro l’Inter è l’ottimo biglietto da visita con il quale il Lugano si è presentato al campionato che sta per cominciare. A una Super League nella quale i rapporti di forza hanno al momento bordi sfumati. Certo le big rimangono big, ma alle spalle di esse c’è spazio per puntare al colpaccio. Chi riuscirà a piazzarlo? 

«Da ticinesi si spera sempre possa essere il Lugano - ha sottolineato Arno Rossini - credo tuttavia che ai bianconeri toccherà una stagione sofferta. La più difficile da quando, nel 2015, sono tornati in Super League». 

Pesa la crisi economica?
«Pesa il caos delle scorse settimane: la vendita sfumata a De Souza, che però ha comunque gestito brevemente il club, ha avuto l’effetto di un’esplosione atomica. Il mercato rallentato, gli ingaggi economicamente importanti di Abel Braga e Demba Ba… una volta tornato in sella, Renzetti è stato costretto a lavorare per rimettere tutto in ordine. Ma di danni ormai ne erano stati fatti parecchi. E ancora oggi a Cornaredo si naviga a vista».

Primo obiettivo, tra partenze obbligate e acquisti da completare, allestire una rosa competitiva?
«No, il primo obiettivo è quello, non semplice, di far quadrare i conti. Tenuto conto di tutto, partendo dai danni causati dal coronavirus e chiudendo con la “solitudine” di Renzetti, a Lugano si sono trovati con una situazione economica non più sostenibile. L’imperativo ora è vendere, per incassare qualche soldo e abbassare il monte stipendi della Prima squadra. Il problema è che di società che possono spendere liberamente ce ne sono poche in giro. E in fondo il Lugano non ha poi tantissimi giocatori ricercatissimi. Vendere è obbligatorio, ma non sarà facile».

Chiudesse oggi il mercato, i bianconeri cosa potrebbero chiedere al campionato?
«Ma è proprio questo il punto: il mercato non chiude oggi. E la grande incertezza attorno al club non porterà di certo i giocatori a dare il massimo. Spingeranno comunque a tutta? Me lo auguro, anche se dubito lo faranno. Chi “rischierebbe” la gamba sapendo di essere a fine avventura? Uno dei punti di forza dell’ultimo Lugano è stato il gruppo, compatto grazie a uno zoccolo duro rifirmato quasi in blocco. Ora rischia di verificarsi la situazione opposta». 

L’ultimo Lugano di Super League aveva anche un mister che, confermato, conosceva benissimo l’ambiente e il calcio svizzero.
«Braga invece è di casa a Cornaredo da nemmeno un mese e in quanto al nostro pallone, non so quanto ne sappia. La competenza del mister brasiliano non è oggetto di discussione: è un grande della panchina. Per il Lugano e la sua stagione è però un’incognita. Anche il suo calcio… è molto diverso da quello che si vede nel nostro campionato. Punta molto più sulla tecnica che sull’intensità e ha una spiccata propensione per la fase offensiva. Sarà produttivo alle nostre latitudini? Sarà il campo a stabilirlo. Al momento posso solo dire che non mi pare che tra i bianconeri ci siano gli interpreti giusti perché il gioco inteso dal tecnico sudamericano possa essere efficace. Vediamo cosa succede con il mercato». 

Giocatori, mister… mancano gli avversari. L’anno scorso il Vaduz sembrava destinato a fare da Cenerentola. Arrivò ultimo, ma nel “ritorno” sfiorò la rimonta. Quest’anno?
«È dura. Young Boys e Basilea sono, come sempre, di un altro pianeta. Lo Zurigo retrocede ogni trent’anni e per un po’ è a posto. Con Badstuber e Farkas il Lucerna ha tutto per dar fastidio alle grandi. Il Servette è solido, il Losanna ha alle spalle una città importante e una proprietà, la INEOS, che nello sport sta facendo grandi cose. Il San Gallo i suoi punti li fa sempre e il GC, neopromosso, ha entusiasmo e… Giorgio Contini, che è una sicurezza per il nostro pallone. Ci sarebbe il Sion, che per come è gestito può vincere il campionato come anche retrocedere».

Il Lugano è quello che dà meno certezze.
«Purtroppo al momento è così. E c'è un altro fattore sfavorevole ai ticinesi: ognuna delle altre squadre sembra avere la possibilità, nel caso di necessità, di fare acquisti importanti a gennaio. Renzetti riuscirebbe? Si deve sperare che a Cornaredo tutto vada per il meglio e che, questo è fondamentale, i bianconeri riescano a partire bene, così da conservare sempre un minimo cuscinetto sulla zona pericolosa della classifica». 

Pessimismo?
«Realismo. Tra campo e referendum, nei prossimi mesi il Lugano si gioca il futuro».

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