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L’OSPITE - ARNO ROSSINI«Svizzera competitiva, ma le big sono altre»

24.03.21 - 09:00
Arno Rossini: «Questa generazione ha ancora un paio d’anni. Niente risultati? Avrebbe di che mangiarsi le mani».
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«Svizzera competitiva, ma le big sono altre»
Arno Rossini: «Questa generazione ha ancora un paio d’anni. Niente risultati? Avrebbe di che mangiarsi le mani».
«La crescita della U21 servirà da stimolo».
CALCIO: Risultati e classifiche

SOFIA - Da domani si riparte, primo avversario la Bulgaria. Poi toccherà alla Lituania e all’ininfluente - e forse anche controproducente - amichevole con la Finlandia. Ferma da novembre scorso, la Nati darà una scossa al suo motore ingolfato con un duplice obiettivo: fare immediatamente punti nelle qualificazioni per il Mondiale 2022 e cercare (trovare?) velocemente la giusta carburazione in vista dell’Europeo estivo. Ma se per la rassegna continentale qualche tentativo ancora si può fare, per Qatar2022 la scintilla deve scoccare subito: stentare in avvio potrebbe essere pericoloso. Questo nonostante il girone sia di quelli facili.

«Bulgaria, Lituania e poi Italia e Irlanda del Nord, non dovremmo avere alcun problema - ha sottolineato Arno Rossini - gli Azzurri sono forti ma comunque con loro ce la si può giocare, le altre sono ampiamente alla nostra portata».

Il ranking FIFA “dice” che l’Irlanda del Nord è la 45esima selezione più forte al mondo. La Bulgaria occupa il 68esimo posto. La Lituania il 129esimo. La Svizzera è 16esima, sempre che questa classifica abbia un senso.
«Ce l’ha eccome. Dà infatti un’idea piuttosto precisa del valore delle squadre in gioco. E poi pesa anche per quanto riguarda visibilità e "spendibilità" del marchio. Meglio sei piazzato in graduatoria, più sei cercato dagli avversari per le amichevoli. E anche in quanto a sponsor... un conto è trattare con un partner se sei mediocre, un altro è se sei nella top-20 al mondo».

Il calcio, quello dei 90’, è però un’altra cosa.
«Il coefficiente non scende in campo, è vero, se è questo che intendete. Però, come le classifiche dei tanti campionati che si seguono, il ranking FIFA è affidabile». 

Ciò significa, traducendo, che di sicuro la Svizzera chiuderà il girone in una delle prime due posizioni? E che quindi andrà direttamente al Mondiale o, almeno, andrà agli spareggi...
«Sinceramente, non vedo come possa finire dietro a una tra Irlanda del Nord, Bulgaria o Lituania».

Nel caso non si andasse al Mondiale si dovrebbe parlare di fallimento?
«Sicuro. Noi senza il Mondiale? Sarebbe un fallimento totale, una bocciatura senza possibilità di appello. Ma non accadrà. Nel girone, Italia a parte, abbiamo giocatori esperti e con grande personalità che le altre selezioni non hanno. E questo “grazie” a carriere sviluppatesi soprattutto lontano dalla Super League. Il secondo posto non dà garanzie, è vero, però...». 

Se si desse retta esclusivamente al ranking, si potrebbe raccontare di una Svizzera grande con le piccole ma costretta a recitare da piccola contro le grandi.
«Le vere big, in Europa o nel mondo, sono altre. E per il momento sono lontane. Però io questa Svizzera la vedo più competitiva rispetto al passato. Vlado Petkovic ha cominciato con Inler e poco altro, ora invece può contare su un gruppo con diversi elementi di spicco. E la crescita della U21 non può che far piacere. Non per i risultati però: sapere di aver “dietro” dei giovani che scalpitano servirà da stimolo ai nazionali. Avere concorrenza, non avere il posto garantito, creerà competizione e porterà crescita».

Per l’Europeo o il Mondiale si può quindi sperare in qualcosa più del solito ottavo di finale?
«Questa generazione non avrà ancora molte occasioni: io la vedo in gioco per un altro paio d’anni. Fino al Qatar, appunto. Deve quindi dare il massimo per ottenere quei risultati che finora sono mancati. Qualora questi non dovessero arrivare, non potrebbe non esserci del rammarico. Certo, forse non potremmo indicarli come “incompiuti”, questi ragazzi avrebbero in ogni caso di che mangiarsi le mani».

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