Perché, Francia a parte, le grandi Leghe europee vogliono riprendere a giocare? Lo spettacolo è secondario.
Della salute dei giocatori interessa poco. L'unico obiettivo è quello di giocare le carte vincenti nella partita con le televisioni.
MILANO - “La salute dei giocatori viene prima di tutto”. Nascondendosi dietro dichiarazioni come questa, le grandi leghe europee hanno rimandato ogni decisione definitiva in merito ai campionati. Si riparte o ci si ferma? In Francia, Olanda e Belgio (più o meno) hanno voltato pagina; gli altri sono invece ancora in alto mare e si stanno dividendo tra un “Giochiamo” e un “Non si può riprendere”.
A fermare i politici del pallone non è tuttavia (solo) la paura che il contagio possa nuovamente esplodere. Non si è già chiuso tutto a doppia mandata perché in ballo c'è una montagna di quattrini, alla quale nessuno vuole rinunciare. In Italia i club hanno recentemente manifestato compatti la loro intenzione di continuare. In Premier e Liga le società spingono per ricominciare. In Bundesliga gli allenamenti sono già ripresi da un pezzo. Il tutto mentre la vita delle persone "normali" è pesantemente limitata e le possibilità reali di ripartire sono prossime allo zero.
Le grandi Federazioni e i loro rappresentanti stanno giocando sporco. O meglio, stanno pensando esclusivamente ai loro interessi aspettando che siano altri – i rispettivi governi nello specifico – a mettere il punto sulla stagione. Questo perché, a seconda di chi firmerà il documento che bloccherà il calcio, diversa sarà la reazione (possibile) delle televisioni. I broadcast hanno accordi milionari con i club, dai quali hanno ottenuto l'autorizzazione di trasmettere in esclusiva ogni partita disponibile. In assenza di una clausola che citi la “forza maggiore”, se le Leghe decideranno autonomamente di fermarsi ci smeneranno tantissimo. In Italia, per esempio, Sky e Dazn non saranno tenute a versare l'ultima rata pattuita. In Inghilterra invece, pagato già tutto quanto previsto, le TV farebbero partire una richiesta di rimborso di circa 760 milioni di sterline. Se invece ci sarà un divieto “statale” - come in Francia, dove guarda caso la Ligue 1 ha già mandato la stagione agli archivi – allora le società potranno continuare a contare sui denari già messi a bilancio. Le emittenti si rivolgeranno ai tribunali? È probabile, ma avranno argomenti molto meno convincenti dalla loro parte. Forse, come pare possa accadere in Inghilterra, arriveranno a un accordo; di sicuro però non potranno alzare la voce né riavere l'intero importo già concordato. È insomma tutta una questione di opportunità.
Il giochino sopra descritto non è poi messo in atto solo dalle Federazioni nazionali. Perché, secondo voi, la UEFA si dice ancora fermamente convinta che le coppe 2019/2020 si concluderanno? Sempre soldi e responsabilità da scaricare su altri...