La parola al presidente del Lugano Angelo Renzetti: «Jacobacci non è il problema, ci manca troppa gente».
LUGANO - Un 2020 stregato, un 2020 iniziato racimolando (se così si può dire...) un punto in tre partite. In riva al Ceresio - da qui al 21 maggio - non si potrà dare nulla per scontato, poiché i sette punti di margine sulla zona calda della classifica (su Thun e Xamax) sono tanti ma anche pochi. E il prossimo avversario si chiama Young Boys... Insomma Sabbatini e compagni, se vorranno evitare brutte sorprese, devono assolutamente cambiare marcia...
«In questo momento serve una presa di coscienza da parte di tutti - le parole del presidente Angelo Renzetti - Non punto il dito contro nessuno perché - con un simile scenario - non è facile fare punti. Sono partiti giocatori importanti che ad oggi non siamo riusciti a sostituire. Stiamo cercando di capire la fattibilità di un paio di trattative con elementi che sarebbero subito pronti a darci una mano...».
La mancanza di risultati è da attribuire soltanto a mercato e assenze? «In questo momento penso di sì. Abbiamo una rosa molto corta, manca troppa gente. Il quadretto è povero, difficile giocare a certe condizioni».
Cinque partite senza vittorie: in passato, in simili situazioni, Renzetti avrebbe messo in discussione l'allenatore... «Jacobacci non è assolutamente il problema. Anzi, quando è arrivato ha fatto diversi punti con una squadra ridotta all'osso. Bisogna avere tempo, l'anno scorso Celestini ci ha messo otto partite prima di vincerne una... E poi sappiamo tutti com'è finita...».
Nell'ultimo periodo sembra essersi creata una certa disaffezione da parte del pubblico... «Do sempre il massimo per il Lugano. Se poi al campo vengono 2'000 persone io non posso fare tanto. Non voglio piangere, ma alcune cose sono plateali. Vi faccio un esempio: sono assolutamente convinto che, se il San Gallo giocasse le parite casalinghe a Cornaredo, adesso si troverebbe nella nostra posizione in classifica. Hanno un pubblico che fa paura e questo aiuta tanto. Se in futuro sogno un Lugano più attrattivo, magari nel nuovo stadio? Spero di sì, altrimenti non sarei stato qui nove anni...».