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L'OSPITE - ARNO ROSSINI«Renzetti morbosamente attaccato al Lugano. Vendere? Non fa salti di gioia»

18.12.19 - 07:00
Il presidente bianconero mai convinto della cessione? Arno Rossini: «Come biasimarlo? Ha fatto crescere la società e se n'è innamorato. Con lui conti a posto. Il deficit? Pensa con il cuore»
Ti-Press
«Renzetti morbosamente attaccato al Lugano. Vendere? Non fa salti di gioia»
Il presidente bianconero mai convinto della cessione? Arno Rossini: «Come biasimarlo? Ha fatto crescere la società e se n'è innamorato. Con lui conti a posto. Il deficit? Pensa con il cuore»
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LUGANO - La trattativa per la cessione della maggioranza del pacchetto azionario del Lugano? Sembra naufragata. Salvo sorprese - al momento improbabili - Angelo Renzetti rimarrà infatti al suo posto. Continuerà a essere proprietario del 60% del club e continuerà a occupare la poltrona riservata al numero uno. Giusto così, se chi sarebbe dovuto subentrargli non ha rispettato i patti. La sensazione è però che il "pres" sia sollevato dalla mancata vendita: soffre tremendamente all'idea di uscire di scena...

«Ne sono convinto anche io - è intervenuto Arno Rossini - ma d'altronde non stiamo parlando di un addio semplice. Questo Lugano è totalmente una creatura di Renzetti».

Andiamo con ordine. Perché, per prima cosa, un compratore potrebbe titubare?
«Perché al momento la società non è vista come qualcosa di incredibilmente appetibile. Manca qualcosa».

Come?
«Lo stadio di proprietà, per esempio. Ci fosse una struttura del genere, sono convinto che ci sarebbe la fila di possibili acquirenti. Avere una casa propria garantisce introiti importanti, generati anche dall'extra-calcio. Chi vuole comprare, certi aspetti li guarda con attenzione. E il fatto di avere delle entrate garantite è di certo qualcosa in grado di convincere chi deve sborsar quattrini».

Manca altro?
«Secondo me i bianconeri non hanno un'organizzazione di scouting di alto livello. Sono sempre convinto che con il calcio si possa guadagnare. Per farlo però devi avere mille occhi, seguire tante partite e tanti calciatori. Solo così puoi pensare di anticipare le società rivali nell'ingaggio dei giovani talenti. Negli anni Renzetti se l'è sempre cavata bene con la compravendita dei giocatori; ci fosse stata un'importante struttura capace di valutare le possibile promesse, i guadagni sarebbero tuttavia stati maggiori».

Perché, invece, le tante trattative di cui si è chiacchierato in questi mesi potrebbero essere state rallentate dal presidente?
«Mettiamola così: c'è qualcosa che non funziona. Se il prodotto è attraente, allora è qualcosa dall'"altra parte" che non è andata. Non è possibile che ci sia sempre un intoppo. In fondo per fare un matrimonio si deve essere in due, no?».

Renzetti non è convinto?
«Il Lugano non riesce - lo sappiamo - ad arrivare al pareggio di bilancio. La mia idea è però che il deficit, alla fine di ogni stagione, non sia spaventoso. Sia importante, certo, ma non qualcosa che un imprenditore del livello di Renzetti non possa ripianare. Credo quindi che, tenuto conto di ciò, il numero uno bianconero non faccia salti di gioia all'idea di vendere. Che non voglia farlo, se non davanti a una proposta incredibile. Se uno vuole farsi da parte, insomma... lo fa».

Qualcosa come: "Mi pesa rimanere ma non posso farne a meno. E poi l'esborso è tutto sommato sostenibile"?
«Qualcosa del genere. Magari un anno va male e quello dopo, con una cessione in più, si rientra delle spese sostenute. Non dimenticate che i bianconeri riescono sempre a ottenere la Licenza in prima istanza. Vuol dire che i loro conti sono in ordine, non si scappa. E poi c'è il cuore».

Del presidente?
«Esatto. Staccarsi dalla tua creatura non è semplice. Renzetti ha fatto crescere la società e la squadra, ha portato alla piazza risultati importanti e per certi versi inaspettati. Ha sofferto e via via si è sempre più innamorato di un club al quale ora è morbosamente attaccato. Ma è giusto che sia così, in fondo, come biasimarlo. Vendere? Forse, ma sicuramente non svendere. Ci sono entrate ridotte, diritti tv non enormi, pubblicità non ricchissime e poi decine di buste paga da compilare? Amen, da innamorato si fa questo ed altro. Finché a fine anno il deficit di bilancio è di "solo" qualche centinaia di migliaia di franchi, tutto si risolve. Al cuor non si comanda, insomma. A meno che non arrivi una super offerta...».

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