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L'OSPITE - ARNO ROSSINI «Celestini confuso, Jacobacci la scelta migliore tra quelle a budget contenuto»

30.10.19 - 08:00
Giusto l'avvicendamento sulla panca del Lugano? Arno Rossini: «Celestini ha fatto degli errori e non ha saputo poi correggerli»
TI-Press
«Celestini confuso, Jacobacci la scelta migliore tra quelle a budget contenuto»
Giusto l'avvicendamento sulla panca del Lugano? Arno Rossini: «Celestini ha fatto degli errori e non ha saputo poi correggerli»
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LUGANO - La pazienza di Angelo Renzetti è terminata dopo 12 partite di campionato, 2 di Coppa Svizzera e 3 di Europa League. Queste, spalmate su tre mesi, sono state le occasioni concesse a Fabio Celestini per fare grande il Lugano. O almeno per farlo bello. In poche di queste il mister, anzi l'ex mister, bianconero è riuscito nel suo intento. E così si è arrivati a un esonero che il "pres" ha definito doloroso, gli "aficionados" hanno raccontato come frettoloso e i detrattori hanno invece considerato tardivo.

«Penso che cambiare l'allenatore sia stata la scelta giusta - ha sottolineato Arno Rossini - oltre a non far bene, il Lugano non è infatti cresciuto né cambiato con il passare delle settimane. E questo è grave. Cercare la svolta era necessario, prima che la situazione diventasse insostenibile».

Già nel recente passato avevi espresso dubbi in merito al lavoro di Celestini.
«Ho seguito con attenzione le partite dei bianconeri. Le scelte del tecnico non sono sempre state convincenti, io ci ho visto della confusione, che di certo non ha aiutato la squadra nei momenti difficili».

Il lavoro del mister è stato rallentato dai tanti infortuni.
«Vero. Ma anche quando disponibili, alcuni giocatori non sono stati usati al meglio. Penso a Covilo, elemento per me indispensabile in campo, o Bottani, al quale si deve trovare una volta per tutte una collocazione. Mi riferisco a Sulmoni, a lungo lasciato in disparte, o Guidotti, accantonato quando invece avrebbe potuto dare una mano. Oltre ai singoli, è però stato il gioco pensato da Celestini a non funzionare».

Voglia e idee ci sono spesso state.
«Però non puoi non accorgerti di errori continui per poi intervenire per cancellarli. Faccio un esempio: il Lugano ha molto faticato in fase di costruzione, quando usciva con la palla dalla difesa. Questo perché un determinato tipo di gioco puoi farlo senza rischi se in mezzo al campo hai calciatori molto bravi. In bianconero l'unico forte in fase di impostazione è Sabbatini. Gli altri faticano. Ma se sai questa cosa, se capisci di non avere tre-quattro elementi per fare una determinata tattica, allora cambi. Ecco, Celestini non ha saputo notare le pecche e correggerle. E questo non è scusabile».

Sono i dogmi di cui ha parlato Renzetti?
«Può essere, certo. Se parti con un'idea e vedi che questa non funziona, saper cambiare in corsa è fondamentale».

Ci sono stati gli infortuni, e va bene; tutti però, a inizio anno, descrivevano questo Lugano come molto più competitivo di quello della scorsa stagione. Eppure, con lo stesso tecnico, quella squadra riuscì a chiudere al terzo posto. Come si spiega il crollo?
«Probabilmente c'è stata un po' di presunzione all'inizio di questa stagione. Invece di partire pensando prima di tutto a salvarsi e poi, solo in seguito, ad abbellire la classifica, in bianconero hanno pensato di poter correre comodamente per obiettivi prestigiosi. Il campo però ha detto un'altra verità. E quando sono arrivate le prime difficoltà, anche per colpa del mister non è arrivato il cambio di marcia. O semplicemente non c'è stata una presa di coscienza di quel che stava accadendo».

Il classico "testa bassa e pedalare"?
«Il classico "mettiamo fieno in cascina". Proviamo a giocare corti, lasciamo da parte il bel gioco e facciamo punti. Forse, fosse stato questo l'atteggiamento, a Cornaredo ora avrebbero qualche punto in più».

I problemi della squadra - o almeno quelli della classifica - dovrà ora risolverli Jacobacci.
«Che ho allenato al Bellinzona e che poi ho seguito con interesse nella sua carriera da allenatore. All'Origlio, al Monte Carasso...».

È una buona scelta per il Lugano?
«Dico sempre che in queste situazioni importante è chiamare uno dei nostri. Uno che conosca benissimo il nostro calcio, che possa così essere immediatamente pronto. In questo Maurizio è perfetto. È la scelta migliore tra quelle a budget contenuto. Perché anche questo è stato l'elemento che ha influito nella chiamata».

Di Abascal dicesti: "Ho pensato a una barzelletta".
«Lo spagnolo non aveva esperienza né sapeva molto del nostro pallone. Finito l'aspetto "emozionale", abbiamo visto tutti che fatica ha fatto. Jacobacci in questo parte avvantaggiato. E poi predica un pallone molto pragmatico. Vuole prima di tutto i punti, poi arriva il resto. Ed è quello che serve ora al Lugano».

Per abbracciare i bianconeri, il nuovo allenatore ha dovuto chiudere con il Bellinzona.
«Quando è arrivato, nell'accordo firmato con i granata ha fatto inserire una clausola che gli permetteva di liberarsi in caso di chiamata da una squadra di categoria superiore. A sbagliare, in questo caso, è stato l'ACB, non il tecnico. Come puoi affidarti a un mister che sai avere la scadenza? Come puoi dare la panchina a un professionista che ha la valigia in mano? Se questa è programmazione...».

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