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L'OSPITE - ARNO ROSSINI«Il timer di Celestini è quasi arrivato alla fine»

02.10.19 - 09:00
Arno Rossini e le pene degli allenatori: «Dopo le esternazioni di Renzetti, non vedo come Celestini possa rimanere a Lugano. Giampaolo una scommessa persa. E anche Lupi...»
keystone-sda.ch/STR (Samuel Golay)
Quanto tempo ha un allenatore prima di cominciare a traballare sulla sua panchina?
Quanto tempo ha un allenatore prima di cominciare a traballare sulla sua panchina?
«Il timer di Celestini è quasi arrivato alla fine»
Arno Rossini e le pene degli allenatori: «Dopo le esternazioni di Renzetti, non vedo come Celestini possa rimanere a Lugano. Giampaolo una scommessa persa. E anche Lupi...»
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LUGANO - Quanto tempo ha un allenatore prima di cominciare a traballare sulla sua panchina? Non esiste una risposta univoca: le variabili da prendere in considerazione per poter pensare di dare un numero secco sono infatti molteplici. Qualità della rosa, ambizioni della società, budget a disposizione, "bellezza" del gioco espresso... questi sono solo alcuni dei parametri che vanno a influire sulla durata del matrimonio tra mister e club. L'unico fatto certo è che, determinati o meno, pazienti o meno, i dirigenti non aspettano all'infinito prima di mettere in croce il loro tecnico.

Per guardare a quanto sta raccontando il calcio di oggi, Marco Giampaolo e Fabio Celestini sono solo due esempi di condottieri traballanti. Il primo è già sulla graticola dopo sei turni di Serie A. Il secondo è stato confermato "per forza" da Angelo Renzetti.

«Dopo le esternazioni fatte negli ultimi giorni dal presidente bianconero non vedo come, nel prossimo futuro, Celestini possa rimanere a Lugano – ha raccontato Arno Rossini – tali parole, quelle che raccontano di un allenatore confermato solo perché gli impegni ravvicinati rendono difficile un cambio, a mio avviso hanno reso ancor più instabile e insicuro l'ambiente. I giocatori in campo? A questo punto se potranno dare il 90% al posto del 100% lo faranno. E invece è proprio il 100%, da tutti, che serve in questo momento per rincorrere una svolta».

Renzetti ha dato ancora due partite di tempo al tecnico.
«E spero che proprio in quelle, contro la Dynamo Kiev in Europa League e a Sion in campionato, possano arrivare risultati tali da portare alla conferma. Per come la vedo io, però, il presidente non ha più fiducia. Se non sarà domenica perché nel frattempo sono arrivati dei successi, il divorzio comunque prima o poi – più prima che poi - arriverà. Celestini è un allenatore a tempo e il suo timer è arrivato quasi alla fine».

Quanto tempo hanno a disposizione gli allenatori prima che, in caso di cammino negativo, il loro lavoro venga messo in discussione?
«Quanto? Dipende dalla fiducia dei dirigenti. Quando questi cominciano a storcere il naso, ecco che la collaborazione inizia ad arrivare alla fine».

Pensiamo a Celestini ma anche, per rimanere in Ticino, ad Alessandro Lupi. Il suo avvio a Chiasso non è certo stato esemplare.
«Tre partite e tre sconfitte. Certo, ha molte attenuanti: il valore della rosa è quel che è e solo da tre settimane è sul ponte di comando. Non per questo può in ogni caso permettersi di dormire sonni tranquilli».

Qualche altra giornata di campionato di “test” è giusto concedergliela.
«Se la situazione fosse tranquilla... Così invece è molto difficile: al Riva IV hanno bisogno di fare punti, non possono permettersi di perdere tempo. Nel weekend sfideranno lo Sciaffusa in un match che può segnare profondamente la classifica. Se anche in quel caso dovesse arrivare una sconfitta, credo che Lupi comincerà già a essere messo in discussione».

In meno di un mese rischi di giocarti un'occasione come quella rossoblù?
«È brutto dirlo ma nel pallone, nello spogliatoio, ti giudicano per quello che hai fatto. Per il tuo curriculum. Per i successi che hai ottenuto. Lupi non è arrivato qui con un passato sontuoso e quindi, più di un possibile big, ha l'obbligo di dimostrare sul campo il proprio valore. Se però anche il rettangolo verde non dà risposte positive...».

Chi aveva un bel pedigree prima di arrivare al Milan era Marco Giampaolo. Però se rimedi quattro rovesci nelle prime sei giornate di campionato...
«A me l'ex mister della Sampdoria piace moltissimo. Le sue squadre giocano bene. Però ha bisogno di tempo per insegnare il suo calcio».

E se guidi il Diavolo di tempo non ne hai.
«Esatto. Su certe panchine, in certe piazze, i risultati devono arrivare velocemente».

Allora perché Maldini e Boban hanno scelto un tecnico che, per ottenere dei frutti, ha bisogno di seminare con largo anticipo?
«Hanno azzardato. Hanno fatto una scommessa. E al momento l'hanno persa. A S.Siro, controllati dal fondo Elliott, speravano di poter coniugare numeri sul campo e nel bilancio. Speravano di poter vincere e valorizzare i tanti giovani ingaggiati in estate. Come sono messi? Sabato sera c'è Genoa-Milan e poi ci sarà la pausa per le nazionali. Inutile che vi dica come finirà se il match avrà esito negativo per i rossoneri».

I dirigenti del Milan hanno fin qui (almeno pubblicamente) difeso il loro allenatore...
«Sì e no. Hanno detto che non hanno dubbi su di lui. Ma hanno anche aggiunto che il gioco non c'è. Questo non è un campanello d'allarme, è una sirena».

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