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NATIONS LEAGUEDroga e rabbia (per Mourinho) nel passato dell'imprendibile Depay

08.06.19 - 14:06
Decisivo in nazionale ma altalenante con i club, il funambolo olandese ha parlato dei suoi problemi fuori e dentro il campo
KEYSTONE/EPA (HUGO DELGADO)
Droga e rabbia (per Mourinho) nel passato dell'imprendibile Depay
Decisivo in nazionale ma altalenante con i club, il funambolo olandese ha parlato dei suoi problemi fuori e dentro il campo
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PORTO (Portogallo) – Alti e bassi, lampi accecanti e pause imbarazzanti. Fino a questo momento la carriera di Memphis Depay è stata un'altalena di emozioni e risultati. Fenomeno del calcio olandese, capace – a 21 anni – di completare una stagione da 28 reti in 40 presenze con il PSV, l'attaccante ora 25enne è passato dalla comparsata del Manchester United alla conferma del Lione. Prima dell'ultima complicata annata.

Dove la punta raramente ha sbagliato è stato in Nazionale. Solo nell'ultima stagione ha infatti trascinato gli Oranje con 7 reti in 9 partite. E tante invenzioni. Ne sa qualcosa l'Inghilterra, schiantata (anche) dalle sue accelerazioni nella semifinale di Nations League.

Tornato a essere coccolatissimo, Depay ha raccontato alcuni aneddoti relativi al suo percorso. Ha ammesso di essere stato un ragazzino terribile: "Non sono d'accordo con molte cose che ho fatto in passato e non ne sono orgoglioso – ha raccontato l'olandese nel suo libro Heart of Lion - ho vissuto al limite ma ho avuto la fortuna di salvarmi grazie al talento. Stavo in giro di notte per le strade e facevo quelle cose che un ragazzo di quell'età non dovrebbe fare, vendendo erba o partecipando a feste in cui si consumavano droghe pesanti”.

E il calcio? "Van Gaal aveva buone ragioni per mandarmi in panchina. Con Mourinho, invece, mi sentivo in fiducia e allenato ad un livello superiore, ma nulla ha cambiato la mia situazione, anche dando tutto in allenamento. Pure compagni come Ibrahimovic, Pogba o Carrick si chiedevano come fosse possibile che non giocassi. Il portoghese disse che era molto soddisfatto del mio lavoro e del mio atteggiamento, ma non mi diede mai le possibilità di giocare. E mi fece perdere la testa. Un giorno, sconvolto dalla rabbia, arrivai persino a colpire il mio migliore amico. Mi fermai prima di ferirlo, ma poi mi vergognai".

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