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L'OSPITE – ARNO ROSSINICampioni rotti? Per soldi e immortalità, (anche) loro mentono

27.03.19 - 08:02
Spesso i fenomeni minimizzano quando si parla dei loro problemi fisici. Arno: «Hanno grande autostima ma non solo: dietro c'è una precisa strategia di comunicazione»
Keystone
Campioni rotti? Per soldi e immortalità, (anche) loro mentono
Spesso i fenomeni minimizzano quando si parla dei loro problemi fisici. Arno: «Hanno grande autostima ma non solo: dietro c'è una precisa strategia di comunicazione»
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TORINO (Italia) – La notte del Natale 2018, in un match in trasferta contro i Golden State Warriors, LeBron James si è infortunato. In un cambio di direzione si è procurato uno stiramento all'inguine. Finita la partita, uscito dagli spogliatoi, il primo pensiero del 23 gialloviola è stato quello di rassicurare i suoi tifosi twittando: “Ho schivato un proiettile, ringrazio l’uomo del piano di sopra. Torno presto”. A quel punto il popolo losangelino si è tranquillizzato, pensando a uno stop breve. Risultato? LeBron è tornato solo a febbraio e nel frattempo i Lakers sono precipitati nella classifica della Western Conference, uscendo – per non rientrarci più – dalla zona playoff.

La sera del 25 marzo, a Lisbona contro la Serbia, Cristiano Ronaldo si è infortunato. In un'accelerazione si è procurato un problema ai flessori della coscia destra. Finita la partita, uscito dagli spogliatoi, il primo pensiero del fenomeno della Juventus è stato quello di rassicurare i suoi tifosi dicendo: “Non ho paura, due settimane e sarò a posto”. A quel punto il popolo bianconero si è tranquillizzato, pensando a uno stop breve. Risultato?

Ecco, per questa parte della storia si deve attendere. Nonostante quanto comunicato dal club bianconero, quanto realmente impiegherà il lusitano per tornare “abile e arruolato” lo sapremo solo... aspettando.

Ciò che fa riflettere, in queste due storie, è il comportamento tenuto dai due campionissimi. Prodigatisi subito a minimizzare il guaio avuto. Anche quando – nel caso del cestista – la realtà suggeriva ben altro atteggiamento.

«Il loro comportamento non è casuale – è intervenuto Arno Rossini – fa parte di una ben precisa strategia comunicativa decisa dalle rispettive società».

Non può invece essere che, semplicemente, atleti di quel livello si sentano quasi immortali? Che si sentano pronti a performance, anche nel recupero, eccezionali?
«Anche, certo. L'autostima è massima. E poi conoscono alla perfezione il loro corpo. Detto ciò, il fattore comunicazione è importante».

Ma poi la “bugia”, se questa c'è, viene a galla con il passare dei giorni...
«Ma il tifoso non presta attenzione al tempo che trascorre. Passano i giorni, le settimane... l'unico pensiero, una volta che il recupero è cominciato, è quello di vedere il proprio campione a disposizione. Le parole dei primi momenti si dimenticano. Oppure possono essere un po' modificate».

Ovvero?
«Possono uscire aggiornamenti quotidiani, per mantenere alta l'attenzione degli appassionati. E si può “rimandare” il rientro di volta in volta, dando comunque sempre l'impressione che sia imminente».

Tutto bene, tutto chiaro. Rimane una domanda: perché?
«Perché i campionissimi minimizzano e i club un po' nascondono? Perché gli interessi attorno a giocatori e società sono grandissimi. Avere o meno in campo un simbolo fa la differenza a livello economico...».

I biglietti da vendere?
«Ma anche gli sponsor, gli azionisti... La Juventus, per esempio, è quotata in borsa. Il valore delle azioni è strettamente legato ai risultati sul campo e a chi, in campo, ci va».

Niente a che fare con lo sport “puro” insomma.
«Anche quello. Perché dare agli avversari il vantaggio di sapere in anticipo se giocherà uno dei tuoi uomini migliori? Perché, nel caso dei bianconeri, permettere all'Ajax di preparare la doppia sfida di Champions essendo certi di non dover incrociare Ronaldo? La pretattica è essenziale. Come, appunto, la comunicazione. Facendo filtrare le notizie volute si possono ottenere vantaggi. O limitare i danni».

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