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L'OSPITELara, prove da WAG. Ma al Mondiale conviene portar la moglie?

28.03.18 - 08:02
La tribuna greca è stata solo la prima per la Gut la quale, con le compagne degli altri calciatori, animerà Russia 2018. Giusto? Arno Rossini: «Penso sia corretto. Tagliare i ponti non avrebbe senso»
Keystone
Lara, prove da WAG. Ma al Mondiale conviene portar la moglie?
La tribuna greca è stata solo la prima per la Gut la quale, con le compagne degli altri calciatori, animerà Russia 2018. Giusto? Arno Rossini: «Penso sia corretto. Tagliare i ponti non avrebbe senso»
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LUGANO - Le foto di Lara Gut, pizzicata in tribuna ad Atene per seguire Valon Behrami nella prima delle due amichevoli che la Nazionale ha disputato in questi giorni, hanno fatto il giro del mondo. Era prevedibile: i due campioni avevano da poco reso pubblica la loro relazione, la curiosità di sportivi e non era altissima. La presenza della sciatrice potrebbe essere fissa anche in futuro, cominciando dai prossimi match di preparazione al Mondiale e continuando con la kermesse in Russia. Lì, per la Coppa del Mondo, Lara non sarà però sola; con lei ci saranno infatti tutte (o quasi) le altre compagne-fidanzate-mogli. Un esercito di WAGS che darà colore alla spedizione rossocrociata. Ma che forse sarà anche una distrazione. Il dibattito "famiglie sì-famiglie no" - a seguito dei calciatori - è sempre aperto.

«Ho letto da poco l'approfondimento di uno psicologo - è intervenuto Arno Rossini - secondo lui i calciatori rendono di più quando hanno la possibilità di avere accanto le loro famiglie».

E concordi? O pensi che per l'avventura russa i rossocrociati dovrebbero vivere isolati?
«Partendo dal ritiro di Lugano, i ragazzi faranno gruppo per almeno un mese. È impensabile vietar loro di condividere l'avventura con le rispettive famiglie. Tagliare i ponti, al giorno d'oggi soprattutto, non avrebbe senso».

Tutti insieme appassionatamente, quindi?
«Questo no. Penso sia corretto che la Svizzera, inteso come gruppo di lavoro, debba stare in una struttura separata. Poi gli incontri, la quotidianità, il clima conviviale... ci devono essere».

Finora abbiamo chiacchierato. Ma Vlado Petkovic aprirà il ritiro a mogli e figli dei rossocrociati?
«Non so, sinceramente, quale sarà la decisione definitiva. Penso che una certa apertura ci sarà, anche se tutto andrà studiato con attenzione. Il gruppo della Nazionale, tutto compreso, conta una cinquantina di persone. Se ci fossero anche i cari dei calciatori questo numero crescerebbe molto. Si arriverebbe a 150-200 persone».

Tante, da gestire.
«Serve organizzazione. Magari nei giorni immediatamente precedenti a un match - e in quello seguente - le famiglie dovrebbero rimaner lontane. Insomma, stiamo comunque parlando di un Mondiale; per i singoli appuntamenti servono concentrazione, lavoro, attenzione... In generale però sono favorevole a un ritiro "allargato". Che d'altronde non sarebbe poi neppure una novità».

Di esempi ce ne sono.
«Mi viene in mente l'Olanda di Cruijff. Erano i tempi dei figli dei fiori... loro già vivevano tutto senza limiti. Erano parecchio "avanti": non avevano paletti o restrizioni in ritiro».

Anche Joachim Löw, nell'ultima Coppa del Mondo, fu parecchio permissivo con la selezione tedesca.
«Esatto. E mi pare che il risultato sia stato positivo».

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