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L'OSPITE«Il problema del Lugano? La rosa, non Tami. Mancano le spezie, è un buon piatto senza condimento»

27.09.17 - 07:00
Chiuso il primo girone, Arno Rossini ha fatto le carte al campionato: «Il Basilea non è il favorito, meglio lo YB. I bianconeri dovranno lottare con Thun e Losanna per salvarsi»
Ti-Press
«Il problema del Lugano? La rosa, non Tami. Mancano le spezie, è un buon piatto senza condimento»
Chiuso il primo girone, Arno Rossini ha fatto le carte al campionato: «Il Basilea non è il favorito, meglio lo YB. I bianconeri dovranno lottare con Thun e Losanna per salvarsi»
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LUGANO - Nove turni sono andati. È un girone completo. Provare a capire quel che ci sta dicendo la Super League non è dunque, in questo momento, fuori luogo. Provare a interpretare i segni arrivati non è sbagliato. Per esempio, vogliamo parlare del Basilea che non è primissimo? O vogliamo analizzare quanto fatto dalle solidissime GC e Zurigo? E il San Gallo, continerà con questo ritmo? E il Lugano?

«Cominciamo dal Basilea - è intervenuto Arno Rossini - avevamo pronosticato che avrebbe faticato. Ha cambiato modulo di gioco, ha un allenatore senza grande esperienza: non era difficile pensare che non avrebbe dominato».

Dopo parecchi anni stiamo per assistere alla fine di un regno?
«I renani hanno ancora il tempo di rientrare, ci mancherebbe; per la prima volta dopo tanto tempo non li vedo però favoriti per il successo finale. Non hanno la miglior rosa della Super League».

Il loro giochino, quello di vendere i loro "big" e sostituirli con giovani da lanciare, stavolta non ha funzionato?
«Esatto. In rosa non hanno grandissima qualità. Chi è andato via non è stato rimpiazzato con ricambi di spessore. E ne stanno pagando le conseguenze».

Il numero uno del campionato è dunque lo YB?
«Ha la possibilità di interrompere la dittatura del Basilea. Ha un attacco molto forte. Ha Hoarau, ha Nsamé, chi è partito è stato sostituito con giocatori all'altezza. E anche in porta è messo bene. Secondo me i gialloneri sono davvero, a questo punto, la squadra da battere».

Per il valore che può avere una classifica dopo nove turni.
«Ma io credo che un quarto di campionato sia già abbastanza per dare dei giudizi. La graduatoria non dice tutto, questo è certo, ma è assolutamente veritiera. Chi è davanti merita di stare davanti, chi è dietro ha le sue colpe».

Alle spalle dello YB, con chi dovrà lottare il Basilea per l'Europa?
«Sicuramente lo Zurigo, squadra poco spettacolare ma che non prende gol e che sa essere solida. E poi il GC. Ai biancoblù Yakin ha dato un'identità precisa e grande ordine. Non fanno divertire i tifosi? Non è un problema, alla fine se non hai qualità enormi importante è che tu possa fare punti. E in questo sono bravi. Basta guardare quel che hanno combinato nel weekend a Lugano...».

Abbiamo parlato di quattro club. Gli Altri?
«Vedo bene il San Gallo, compatto, grintoso e con una casa che può diventare un fattore. Ma in fondo non è una sorpresa: le squadre di Contini sono così, combattono, non regalano nulla. I biancoverdi possono essere tra le sorprese della stagione. In generale, comunque, credo che il campionato si dividerà presto in due tronconi: da una parte ci saranno le realtà che corrono per l'Europa, dall'altra quelle che si battono per salvarsi».

Tra queste ultime c'è il Lugano.
«Per forza. I bianconeri, il Thun e il Losanna. Penso che, se non cambierà qualcosa, saranno queste tre a lottare per evitare la discesa in Challenge League».

A Cornaredo giocano bene. I risultati però...
«Vero. Le prestazioni non sono quasi mai mancate. Sabbatini e compagni ci stanno provando, mettono in atto un gioco propositivo».

Ma se non segni...
«Sono guai. Negli ultimi trenta metri manca loro qualcosa».

Ma il problema dove sta? È colpa di Tami, che non ha trovato il vestito giusto alla sua rosa o, semplicemente, mancano i giocatori in grado di concretizzare tanto gioco?
«È assolutamente una questione di giocatori. L'anno passato c'erano Alioski e Sadiku, che insieme avranno fatto l'80% dei gol della squadra. In questa stagione invece elementi così non ci sono. C'è Gerndt, che però va innescato. C'è Marzouk, al quale però manca esperienza a questi livelli. Al quale un po' di apprendistato, un campionato senza sulle spalle il peso dell'attacco, avrebbe fatto senz'altro bene...».

Una rosa diversa avrebbe prodotto risultati diversi?
«Ne sono sicuro. A me pare che i bianconeri stiano facendo il massimo, che i loro problemi lì davanti siano figli delle scelte in sede di mercato. Tami? È come cucinare un buon piatto ma non poterlo poi condire con delle spezie. Alla fine ti accorgi che manca qualcosa. E non ci puoi fare molto».

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