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Praticamente conquistata l'Europa League, il tecnico emiliano rimarrà a Lugano? Per Gianni De Biasi dipenderà dalla competitività della squadra che verrà allestita
Il Lugano vince, convince, (quasi) afferra l'Europa e Tramezzani non parla. Ma i dubbi sul suo futuro sono parecchi...
Il mister bianconero ha già giustificato il suo tener la bocca chiusa. Il suo silenzio in ogni caso, più che consentirgli di concentrarsi sulle ultime fatiche stagionali, sta creando grande curiosità. È rumorosissimo. In molti pensano infatti che il suo non voler rilasciare dichiarazioni sia semplicemente un non voler rispondere a domande pruriginose. Una su tutte: dove allenerà la prossima stagione?
Già perché è doveroso ammettere che le meraviglie mostrate a Cornaredo hanno fatto crescere - e di molto - il valore delle azioni del tecnico, ora seguito con grande interesse da club svizzeri e italiani. C'è un contratto che lo lega al Lugano fino al giugno 2019? Non ha importanza. Di questo è certo anche Gianni De Biasi, che del 46enne emiliano è stato mentore nei cinque anni di avventura condivisa sulla panchina dell'Albania.
«Se non c'è la volontà di continuare da ambo le parti i contratti valgono poco o nulla - ha confermato il 60enne selezionatore - Nella mia esperienza albanese ho avuto molte offerte, non sono mai andato via perché sono uno che rispetta la parola data e perché il progetto tecnico proposto era valido. Ho potuto far crescere una giovane nazionale, è stato entusiasmante. Per quanto riguarda Paolo, non so sinceramente cosa farà al termine di questa stagione».
È legato al Lugano per altri due anni.
«La società deve essere convinta di voler proseguire con il suo tecnico...».
... e qui non ci sono dubbi...
«Bene. Ma anche il mister deve essere sicuro di voler continuare. Non ha mai senso trattenere un professionista controvoglia. Soprattutto se si sta parlando dell'allenatore».
Il Lugano a un passo dalla qualificazione ai gironi di Europa League. Quella competizione potrebbe essere un grande stimolo...
«L'Europa è un'ottima vetrina, è vero; si deve in ogni caso anche valutare su che tipo di squadra Tramezzani potrà contare. Se avrà la possibilità di lavorare con un gruppo competitivo, con il quale continuare il progetto tecnico, allora perché non rimanere? In fondo Paolo è alla prima esperienza in panchina: a Lugano può proseguire nella sua crescita».
Il club bianconero ha però anche dei limiti oggettivi: a livello economico è lontanissimo dalle big svizzere. Ripetere il miracolo di quest'anno non sarà quindi semplice. E se non farà un nuovo capolavoro il mister diverrà meno appetibile sul mercato.
«Davanti alla chiamata di una grande squadra un tecnico fa bene a cambiare aria. Se l'offerta è quella giusta...».
Se partisse correrebbe un rischio, come d'altronde pure se restasse. Lei in Italia ha guidato tante “piccole”. Quante volte ha faticato a far capire ai suoi dirigenti che i risultati dipendono da quanto si è investito?
«Sempre. Hai i “numeri” per salvarti? Se ti trovi decimo poi non va più bene, ti chiedono di arrivare quinto. Spesso gli allenatori si trovano a fare i conti con un proprietario ambizioso ma che non ha speso abbastanza. E così se anche fanno un exploit, se ottengono risultati con una macchina a tre ruote laddove altri non riescono ad arrivare nemmeno con quattro ruote, sono poi messi in difficoltà».
