Dal 17 giugno al 19 dicembre: nel corso di questo lasso di tempo l’ormai ex tecnico bianconero ha portato inizialmente il Lugano a sognare per poi tornare a tremare
LUGANO - 17 giugno-19 dicembre: il “regno” di Manzo sulla panchina del Lugano è durato poco più di sei mesi. 185 giorni in cui il tecnico ha vissuto tutte quelle emozioni che un allenatore può vivere durante la propria prima esperienza su una panchina di una prima squadra.
Andrea Manzo, lo scorso 17 giugno - in piena estate, mentre Renzetti cercava un allenatore con esperienza a cui affidare la sua squadra - era stato nominato tecnico ad interim. Una posizione scomoda da una parte, ma che non ha minimamente intaccato le buone intenzioni dell’ex allenatore dell’U21 bianconera che, infatti, il 24 giugno ha ricevuto definitivamente le chiavi dello spogliatoio luganese.
Tra una rosa ancora da definire e giocatori giunti a Lugano a campionato già iniziato, Manzo è stato in grado di creare da subito un ottimo feeling con e nel gruppo. Un gruppo che ha seguito le sue idee di gioco fin dal primo momento: nulla, neanche la prima sconfitta in campionato fatta registrare immediatamente all’esordio contro il Lucerna, era riuscito a mettere in dubbio la bontà della scelta del presidente Renzetti.
Anche i più dubbiosi, durante l’estate, si erano dovuti ricredere sulle doti di Manzo capace di guidare il Lugano a imporsi a Berna, di imporsi in casa contro il Sion, di sbancare San Gallo e di battere il GC in casa. Chiaro, qualche passo falso era comunque arrivato (il KO interno col Vaduz fece borbottare qualcuno), così come la brutta sconfitta di Losanna, ma dalle parti di Cornaredo si era tornati a sognare… un sogno chiamato Europa.
Proprio quel sogno, quel peso - e alcune decisioni arbitrali controverse - hanno forse tarpato le ali del Lugano che ha iniziato incredibilmente a faticare a fare punti. L’ultimo successo bianconero in campionato è datato 22 settembre: decisamente troppo! A tutto questo vanno sommate la brutta eliminazione subita in Coppa Svizzera per mano dell’Aarau - formazione di Challenge League -, le due sconfitte rimediate col Vaduz e i due pareggi risicati ottenuti contro il Thun.
Renzetti è sempre stato convinto che la squadra creata durante l’estate «abbia le palle, ma non per merito di Manzo, ma per come è stata costruita» e che «valga molto più dell’ottavo posto». Ecco quindi che il quadro della situazione era fin troppo chiaro ancor prima della decisione giunta oggi, 19 dicembre: il buon Angelo aveva deciso di cambiare rotta! Aveva deciso di cambiare il timoniere!
Le strade del Lugano e di Manzo si sono separate, ma siamo sicuri che le colpe siano da attribuire tutte all’ormai ex allenatore? Gli errori di inesperienza sono stati commessi da lui, come anche in occasione della reazione avuta durante il match contro il San Gallo che lo ha portato alla lunga squalifica, così come dai ragazzi che sono scesi in campo… Gli infortuni lo hanno costretto spesso a rinunciare a giocatori importanti (leggasi Sabbatini e la controversa gestione del suo stop) e - forse - alcune scelte in sede di mercato non sono state azzeccatissime.
Ora, per il bene del Lugano, c’è da sperare che Angelo Renzetti abbia preso la decisione giusta, la migliore… anche se la scelta migliore dovrà avvenire nelle prossime ore, quando il “pres” dovrà nominare il successore di Manzo. Ecco, quella sarà una scelta da non fallire.