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UDINEDall'Aarau all’Udinese: ecco Silvan Widmer. Ricordando il Ticino e stupendosi per il Fantacalcio

29.11.16 - 10:18
Il terzino destro rossocrociato ha rammentato i suoi trascorsi in Challenge League da cui è partito per poi sfondare in Serie A. Un rammarico? La mancata convocazione per l’Europeo
Dall'Aarau all’Udinese: ecco Silvan Widmer. Ricordando il Ticino e stupendosi per il Fantacalcio
Il terzino destro rossocrociato ha rammentato i suoi trascorsi in Challenge League da cui è partito per poi sfondare in Serie A. Un rammarico? La mancata convocazione per l’Europeo
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UDINE (Italia) - Una brillante carriera iniziata nella seconda squadra della sua città, Aarau, che lo ha portato a conquistare una promozione in Super League difendendo i colori degli argoviesi, prima di approdare in Serie A a soli 20 anni. Silvan Widmer ha coronato il sogno che ogni bambino ha fin dalla tenera età, ma non intende fermarsi: ottenuta in pianta stabile la convocazione in Nazionale, il terzino destro cerca di puntare sempre più in alto, restando sempre con i piedi a terra. Una caratteristica del 23enne che si è confidato ai nostri microfoni.

Silvan, sei partito dalla 2a Lega Interregionale, passando per la Challenge League, fino a vestire le maglie dell’Udinese e della Svizzera. Come valuti il tuo cammino?
«Penso che fare il salto dall’Aarau alla Serie A sia stata la mossa giusta - ha esordito - In tanti mi dicevano che sarebbe stato complicato, un salto troppo difficile; nei primi mesi ho incontrato diverse difficoltà, mi sono dovuto adattare ma sono poi riuscito a conquistarmi un posto e a giocare con regolarità. Sono quindi soddisfatto di ciò che ho fatto fin qui… la mia carriera è ancora giovane e nella vita non bisogna mai accontentarsi».

In effetti passare dalla Challenge al campionato italiano, poteva assomigliare a un azzardo. Eri così convinto delle tue qualità o ti sentivi pronto?
«È chiaro che la differenza tra i due campionati è enorme, ma ad Aarau eravamo una squadra di grande qualità, quasi da Super… ma ovviamente non c’è paragone tra le due realtà. Sapevo che mi serviva del tempo per abituarmi alla Serie A, ma ero convinto di potercela fare: ora sono a Udine e mi sento come se fossi a casa».

Stai disputando la tua quarta stagione in Friuli; nelle prime tre vi siete sempre salvati, anche se avete dovuto soffrire fino alla fine per centrare l’obiettivo. Un ragazzo di 20 anni come vive questa situazione?
«Ovviamente senti tanta pressione e vivi nella paura: una situazione che nessuno di noi vorrebbe affrontare. Ci aspettavamo dei campionati diversi, ma non ci siamo riusciti. Eppure a Udine non ci manca nulla: una buona rosa, una società seria, uno stadio bellissimo e dei tifosi che ti stanno vicini. Per questo vogliamo e dobbiamo costruirci una stagione migliore a partire da quest’anno, dimenticando la zona retrocessione».

A proposito di stadio: un impianto come la Dacia Arena, o come lo Juventus Stadium, quanto può influire sul rendimento di una squadra e delle sue avversarie?
«È una tematica che viene spesso trattata e io sono dell’idea che la Dacia Arena debba rappresentare un nostro punto di forza: i tifosi sono vicini al campo e possono darti quella marcia in più. Per quanto riguarda lo Juventus Stadium… beh quando entri in campo ti viene la pelle d’oca. Non lo dico tanto per dire, ma sentire “la voce” di quell’impianto è incredibile, sentire la carica che i loro tifosi riescono a dare a una squadra già forte è davvero notevole: sembra davvero di giocare in 12 contro 11. Tutto ciò dobbiamo sfruttarlo anche noi quando giochiamo in casa».

Il 2014 è stato un anno importante: hai trovato il primo gol in Serie A e hai ricevuto la prima convocazione in Nazionale. È stato il momento in cui ha capito di avercela fatta?
«Sono momenti bellissimi, è inutile negarlo, ma la carriera segue un cammino che continua e non bisogna adagiarsi sugli allori. Giorno dopo giorno devi crescere e migliorare sotto tutti gli aspetti. Sono onorato di difendere i colori della Svizzera, perché so che in tanti sognano di arrivare a questo traguardo, ma ripeto… è solo un punto di partenza per il mio cammino».

Questo cammino in Nazionale, in effetti, è abbastanza impervio… con Lichtsteiner e Lang vi giocate il posto in rosa e la scorsa estate, proprio per questo motivo, non sei partito per l’Europeo. Come hai accettato la scelta di Petkovic?
«Sono arrivato a Lugano, nel ritiro pre Europeo, sapendo che molto probabilmente uno dei tre sarebbe rimasto a casa. Ci speravo, era un sogno poter far parte della rosa rossocrociata che sarebbe partita per la Francia e per questo motivo ci sono rimasto davvero molto male, ma alla fine l’ho dovuta accettare».

Lugano non ti ha sorriso dunque quest’estate, ma hai anche ricordi piacevoli del Ticino…
«Sì, esatto. Non conosco molto bene il vostro Cantone ma mi ricordo ancora delle difficili trasferte affrontate con l’Aarau: a Bellinzona, a Locarno, a Lugano e a Chiasso abbiamo sempre sofferto. Però mi ricordo che nel 2013, quando lottavamo col Bellinzona per la promozione (quell’ACB venne poi retrocesso in Prima Lega Promotion per i noti problemi finanziari, ndr), segnai contro di loro nel 2-2 finale».

Stando a radiomercato, avresti già dovuto indossare le maglie dell’Inter, della Juventus e probabilmente - a gennaio - della Roma. C’è mai stata la possibilità di approdare in un top team? Come si vivono questi rumors?
«In Italia si sa… si parla tantissimo di calcio, di mercato. Si legge tanto, ma di vero c’è poco: io non me ne occupo, lascio fare al mio procuratore anche perché tutto questo sicuramente mi potrebbe condizionare. So che ci sono diverse chiacchiere in merito al mio futuro ma io sto benissimo a Udine, che è una piazza perfetta per un giovane, quindi cerco di non farci caso».

Se arrivasse però davvero una chiamata da qualche big…
«Chiaramente la mia carriera è ancora lunga, voglio puntare sempre in alto. Ma staremo a vedere...»

A proposito di mercato: con le tue qualità, con i diversi assist che metti a referto sei uno dei pezzi pregiati anche al Fantacalcio…
«La gente è davvero “pazza” per il Fanta (ride, ndr). Io non ci gioco, ma a volte mi scrivono in Twitter chiedendomi di segnare perché mi hanno in squadra o di giocare male perché il loro avversario mi ha schierato. A volte resto sbalordito».

Lasciamo da parte il calcio: chi è Silvan Widmer fuori dal campo?
«Sono un ragazzo molto semplice, a cui piace trascorrere il tempo libero con la propria ragazza, o con i miei amici, passeggiando per Udine dove ogni tanto qualche tifoso mi ferma per una foto o per scambiare quattro chiacchiere. Non mi piace fare tanto casino, mi piace scherzare ma voglio restare concentrato su ciò che faccio. Voglio sempre dare il massimo per far sì che tutti siano contenti e sereni in mia compagnia».

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