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CALCIO FEMMINILE«Essere brave non basta, meriteremmo più considerazione»

10.03.16 - 15:45
Chiacchierata con il Capitano delle Rapidine Nicoletta Prandi: «La nostra forza è il gruppo»
«Essere brave non basta, meriteremmo più considerazione»
Chiacchierata con il Capitano delle Rapidine Nicoletta Prandi: «La nostra forza è il gruppo»
CALCIO: Risultati e classifiche

LUGANO - Nicoletta Prandi è sinonimo di passione, dedizione, cuore e sudore. È lei una delle trascinatrici del Lugano calcio femminile, squadra facente parte del massimo campionato elvetico di LNA. Tutta un'intera carriera trascorsa a Cornaredo: quello tra la Prandi e il Lugano è insomma un amore profondo, l'amore di una vita. 

In campionato, al primo anno di Serie A, dopo la promozione arrivata la scorsa primavera, le Rapidine si stanno comportando molto bene: è la classifica a dirlo. La compagine di Gianni Di Guida si trova infatti al quinto posto della classifica con 18 punti e la salvezza è ormai acquisita. 

Nicoletta, per voi è il primo anno in Serie A. Vi aspettavate un’annata così positiva?
«Sinceramente no, anche perché sapevo che rispetto a quando giocavo in serie A qualche tempo fa, il livello si è alzato molto e quindi ho subito pensato che sarebbe stata davvero dura sopravvivere in un campionato sempre più veloce e fisico».

Vi aspettavate il quinto posto a due terzi di campionato? Qual è il vostro segreto?
«Sembra un paradosso ma con il senno di poi potevamo fare ancora meglio. All’inizio siamo partite timide, pensando solo a difenderci e secondo me anche sottovalutandoci un po'. Poi partita dopo partita abbiamo constatato che potevamo giocarcela sempre contro tutti e uscire con un risultato positivo da ogni campo… o quasi. Lo Zurigo è ancora fuori portata per tutte (ha vinto 11 partite su 12, ndr). Sembra banale o una frase fatta, ma noi le partite sino ad ora le abbiamo vinte con lo spogliatoio e lo spirito di squadra anche perché non siamo solo compagne ma anche e soprattutto amiche con le quali si organizzano cene, pranzi e pazze serate. E questo lo si sente, anche in campo». 

Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato all’inizio della vostra avventura in LNA?
«I vari cambiamenti che ci sono stati a livello di società e di organizzazione che sono ancora da sistemare soprattutto perché l’ASF richiede sempre più. Da parte nostra non è facile reperire volontari e persone disposte ad aiutarci. Sopravvivere in A non è solo un fatto di campo, ma purtroppo anche di regole e direttive sempre più rigide e costose. Insomma, non dipende solo da noi».

Com’è l’ambiente in squadra? Si respira un’aria positiva?
«Io penso proprio di si. Nonostante i continui cambi di compagne ho sempre avuto la fortuna di respirare aria positiva quando varco la soglia dello spogliatoio, ma è anche vero che gli ambienti cambiano. Una volta era tutto più famigliare e intimo, oggi ci sono diverse giocatrici che arrivano dall’estero per garantire una rosa più folta e di qualità superiore. Diciamo che c’è più competizione ma credo sia del tutto normale a questi livelli. Quello che ci tengo a dire che comunque si tratta di una sana competizione. Sono felice ed orgogliosa di come le ragazze nuove si siano riuscite ad integrare subito nel gruppo. Come ho detto prima, abbiamo tantissima qualità e molto spesso è proprio lo spogliatoio a far la differenza tra la vittoria e la sconfitta».

E con il coach Gianni Di Guida?
«Quest’anno ci sono stati cambiamenti a livello di coach. Gianni ha preso il posto di Andrea Biancardi ed è nuovo nell’ambiente. Devo dire che è molto formato e competente con idee ben precise ma che non sempre riesco a condividere. La vice-allenatrice Stefania Maffioli è invece stata una protagonista della promozione e una persona che la società ce l'ha nel cuore».

Siete già andati a vedere qualche partita del Lugano calcio maschile? Vi hanno dato qualche consiglio o siete voi che li date a loro?
«Purtroppo dal vivo no. Abbiamo 4 o 5 allenamenti alla settimana più la partita anche noi, nonostante non siamo professioniste. Inoltre con lavoro, studi e quant’altro il tempo a disposizione è davvero limitato. Però mi è capitato di guardare la partita di semifinale di Coppa vinta e conoscendo alcuni dei giocatori sono felice per loro e gli auguro di arrivare fino in fondo alzando la coppa…. Ma diciamolo, in campionato siamo messe molto meglio noi...».

Credi che tra qualche anno potrete ambire al titolo svizzero?
«Io sono fiduciosa. Soprattutto vedendo come sta andando questo primo anno, dove partivamo con il ruolo di super sfavorite. È vero sarà dura confermarsi l'anno prossimo visto che non saremo più la sorpresa del campionato. Ad ogni modo se il gruppo rimarrà lo stesso, lavorerà con costanza e impegno per i prossimi anni, qualche grande soddisfazione sicuramente arriverà».

Come mai pensi che il calcio femminile non riesca a portare tantissima gente a Cornaredo? A tal proposito vuoi fare un appello ai luganesi?
«Sinceramente non lo so… Forse la gente è attirata da ambienti in cui girano soldi… e qua proprio non ce ne sono. Scherzi a parte, il calcio femminile è vero, è più lento e meno fisico di quello maschile ma come può confermare chi ci è venuto a vedere è qualcosa di speciale, dove si può percepire la passione per questo sport. Perché questo è per noi, pura passione. Devo dire che in Svizzera interna invece qualche tifoso c’è e le società sono molto più sostenute anche a livello finanziario. Questa penso sia la grande pecca del Ticino nello sport. In ogni caso per chiunque volesse venire a vederci il biglietto è gratis. Credo meriteremmo un po' più di considerazione».

Un aneddoto per finire...
«Il giorno prima di una partita aveva nevicato e per poter disputare l'incontro abbiamo dovuto spalarci il campo sintetico da sole. Per far capire quanto siamo considerate».

 

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