Al Roland Garros, con Rafa e Nole in agguanto, le possibilità di successo erano limitate
Wimbledon e Olimpiadi sono più importanti di un quarto parigino.
PARIGI - «Basta così». Dopo Istomin, Cilic e le oltre 3h30' contro Koepfer, Roger Federer ha deciso di chiudere il suo Roland Garros.
Il basilese ha rinunciato all’ottavo di finale contro Matteo Berrettini (si sarebbe dovuto giocare oggi) per continuare la sua preparazione in vista dei suoi veri obiettivi stagionali: Wimbledon e le Olimpiadi. Ha fatto bene? Ha fatto male?
Più che altro si è mostrato una volta ancora saggio e nemico della fretta. Chi altri, entrato nei migliori sedici del mondiale sulla terra rossa, avrebbe gettato la spugna senza nemmeno provare? Chi altri avrebbe barattato una qualificazione possibile con un paio di giorni in più di riposo?
Messo insieme appena un pugno di partite nell’ultimo anno e mezzo (condito anche da un giro sotto i ferri per sistemare un ginocchio malandato) il renano non se l’è semplicemente sentita di rischiare solo per tagliare un traguardo parziale. Questo Federer, con questa condizione, avrebbe infatti avuto pochissime chance di finire il torneo con la coppa in mano. Tanto più che tra i campi parigini si muovono ancora i superpredatori Djokovic e Nadal. Perché dunque spremersi contro Berrettini - comunque un top ten - per poi, magari, andare a sbattere contro il muro serbo?
Il Roland Garros è un po’ più povero - anche se sfide come Djokovic-Musetti e soprattutto Sinner-Nadal sapranno di certo entusiasmare - tirando il freno a mano il Maestro si è però garantito un’estate da protagonista. Per sapere se anche da vincente non resta che attendere: in fondo Halle (12-20 giugno) è giusto dietro l’angolo.