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CALCIORegazzoni: "In Ticino non si può parlare di professionismo nel calcio"

18.09.12 - 07:03
Dopo l’esternazione di Preisig, anche il giocatore del San Gallo conferma che in Ticino, nonostante quattro squadre in Challenge, non si può vivere di solo calcio
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Regazzoni: "In Ticino non si può parlare di professionismo nel calcio"
Dopo l’esternazione di Preisig, anche il giocatore del San Gallo conferma che in Ticino, nonostante quattro squadre in Challenge, non si può vivere di solo calcio
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SAN GALLO. Qualche giorno fa Samuele Preisig ha dichiarato che fare il professionista in Ticino non è possibile.  È davvero così? In Challenge League abbiamo quattro squadre e abbiamo il Team Ticino. Come è possibile che un ragazzo di 28 anni ticinese non possa continuare la sua carriera nel Cantone che lo ha visto crescere?

Lo abbiamo chiesto ad Alberto Regazzoni, un ticinese che ha avuto la fortuna di trasformare la sua passione in un lavoro con un vero contratto da professionista: “Conosco molto bene Samuele, lo sento spesso, so cosa gli hanno proposto in Ticino e secondo me ha pienamente ragione. Nel nostro cantone abbiamo quattro squadre in Challenge League e su giornali e tv viene dato loro molto spazio. Però se un atleta che gioca nella seconda serie del paese non riesce ad arrivare alla fine del mese, non lo puoi di certo definire professionismo”.

In Ticino si stanno investendo molti soldi nei giovani, i quali per fare il professionista si troveranno a dover emigrare in lidi più proficui: “Dei soldi che vengono investiti non dico nulla, però ai ragazzi che pensano già al denaro dico che possono anche smettere subito. Nel calcio ci vogliono sacrificio, talento e tanta fortuna. Per il resto io posso dire di conoscere la realtà ticinese e quello che dice Samuele è vero. So benissimo che è difficile far passare questo messaggio alla gente, che c’è l’operaio che va a lavorare tutti i giorni spaccandosi la schiena e guadagna tre o quattro mila franchi al mese. Però le persone devono anche capire che il calciatore uno non lo può fare tutta la vita, a 33 o 34 anni la nostra carriera finisce e devono comprendere che guadagnare duemila franchi al mese non può essere ritenuto professionismo”.

“In Ticino è sempre la solita storia – continua il giocatore del San Gallo – se pensiamo che il quaranta percento delle squadre di Challenge League sono ticinesi è assurdo, sono tantissime per una realtà piccola come la nostra. Faccio l’esempio del Sion, la squadra di Constantin rappresenta un Cantone intero, so che utopico alle nostre latitudine, però anche da noi ci vorrebbe una squadra faro. Magari dopo si potrà parlare di professionismo. Però ripeto, è impensabile in Ticino al momento”.

“Fosse per me – spiega il 29enne – farei del Lugano la squadra faro. Il mio pensiero è conosciuto, anche per questo a Bellinzona non mi amano troppo. Chiaro che ho a cuore l’FCL, ma la mia è una scelta basata su altri fattori. Lugano comunque è il terzo o quarto polo economico della Svizzera.  Se la squadra fosse in Super League, la città rifarebbe subito lo stadio perché i mezzi non mancano”.  
 

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