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ITALIAStato, crisi e disagio sociale

20.09.11 - 11:00
La degenerazione incontrollata dello Stato genera un aumento del disagio sociale che, dal punto di vista psicologico, consiste in varie forme di inadeguatezza dell’individuo rispetto al sistema in cui vive che lo portano a uno stato di sofferenza o all’assenza di benessere.
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Stato, crisi e disagio sociale
La degenerazione incontrollata dello Stato genera un aumento del disagio sociale che, dal punto di vista psicologico, consiste in varie forme di inadeguatezza dell’individuo rispetto al sistema in cui vive che lo portano a uno stato di sofferenza o all’assenza di benessere.

Per Platone vi è uno stretto rapporto tra l’atteggiamento dell’uomo e la natura dello Stato. Passando in rassegna le diverse fasi di degenerazione dello Stato perfetto, egli premette che "la trasformazione in peggio ha luogo in ogni Stato per l’insorgere della discordia all’interno dell’elemento che detiene il potere, mentre sarebbe impossibile scuotere uno Stato, per piccolo che sia, quando esso è concorde".

Questa degenerazione incontrollata genera un aumento del disagio sociale che, dal punto di vista psicologico, consiste in varie forme di inadeguatezza dell’individuo rispetto al sistema in cui vive che lo portano a uno stato di sofferenza o all’assenza di benessere.

Il disagio sociale è così spesso un fenomeno legato al senso di incapacità nel presente e alla incertezza sulle prospettive future. Come il disagio aumenta, così aumenta il pericolo di cadere in comportamenti devianti che vanno dalla microcriminalità alle dipendenze. Un disagio che attraversa tutto il mondo accentuato dall’attuale crisi economica.

Nella presente situazione, oramai cronica, di difficoltà nella gestione delle risorse sanitarie, di costi fuori controllo, di conflitti fra partner sociali ed istituzionali, di preoccupazioni per il cittadino, di consapevolezza della necessità di un utilizzo più attento di molti servizi e prestazioni, ci si deve chiedere se non sia il caso di affrontare il problema in modo diverso. Se non sia cioè giunto il momento di considerare le cose in modo totalmente nuovo pena l’esasperazione ed il discontrollo ulteriore con tutto ciò che comporta questa deriva. La salute ed il benessere psicologico, fisico e sociale così come la ricerca e la formazione in questo ambito, devono infatti essere considerati non più dei costi, degli oneri, quanto invece un’opportunità, un investimento, un’occasione di crescita e sviluppo. Perché investire nella salute non solo è possibile, ma è anche una grande opportunità per la società civile ed il progresso. Investire nella salute significa investire nel benessere delle persone, della comunità e della società tutta. È un indicatore di sviluppo e di evoluzione di un intero sistema sociale ed economico. 

Quello a cui si deve porre attenzione è che il disagio non si trasformi in una vera e propria patologia. Quando la tristezza o l'ansia sono così forti da togliere gran parte delle energie, tanto che andare a scuola o al lavoro, occuparsi della casa, uscire con gli amici, diventano impegni che richiedono uno sforzo enorme, allora abbiamo lasciato il campo del disagio per entrare nel disturbo che, in quanto tale, deve essere affrontato sul piano terapeutico Quando inoltre, ai momenti critici dell’esistenza individuale si sommano quelli familiari, aumenta la probabilità di rischio per la salute mentale.

La globalizzazione e la crisi economica sono due processi che hanno destabilizzato le comunità mondiali per quanto riguarda lo sviluppo industriale ed economico. La crisi economica ha prodotto sacche di disoccupazione e di lavoro precarizzato.

Tale disagio sociale si è riflesso sulla psiche dei lavoratori e dei loro familiari che hanno visto cambiare la loro condizione sociale.

La manifestazione concreta di questa situazione la si può quantificare con un incremento che passa dal 10 al 40 per cento delle richieste di consulto specialistico psichiatrico.

Inoltre le famiglie frenano sugli acquisti, tendono a indebitarsi sempre più e riducono la propria capacità di risparmio. La maggioranza degli italiani, secondo l’indagine condotta di un istituto di ricerche per conto del settimanale Famiglia Cristiana, considera peggiorata, negli ultimi tre anni, la situazione economica della propria famiglia: mentre aumenta il benessere delle classi ad alto reddito, si assiste ad un progressivo impoverimento dei ceti medi ed all’estensione dell’area dell’indigenza. Il 45% degli italiani considera peggiorata, negli ultimi tre anni, la situazione economica della propria famiglia, mentre il 48% la giudica immutata.

La società moderna, insomma, è a un punto di non ritorno. Mentre da un lato c'è un quadro politico e istituzionale segnato da accese contrapposizioni e fortemente disunito, dall'altro c'è il Paese esposto alla speculazione dei mercati finanziari, con le famiglie e le imprese oppresse da un debito pubblico che, se non corretto efficacemente, è destinato a schiacciare l'economia nazionale nell'arco di un ventennio. Per questa ragione, sottolinea dal suo canto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni sul Corriere , "si chiede alla politica di non sottrarsi al patto su vicende che riguardano il presente e il futuro della collettività" anche perché lo Stato, lacerato dai conflitti interni, divide la Società in poveri e ricchi fondando il suo potere sul denaro e non sulla competenza.

La politica e l’economia devono quindi anche saper inventare e difendere quegli spazi aperti al mondo dell’intersoggettività ove accogliere coloro che, nella loro esistenza disagiata, soffrono della loro stessa presenza alla vita, della loro fisicità imprigionata in un corpo malato, della propria anima solitaria ed esiliata in un mondo e in una realtà fenomenologica e psicologica insostenibile, incomprensibile, invivibile.

 

Andrea Mazzoleni, settembre 2011

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