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TI.MAMMELa comunicazione dei bambini

31.08.21 - 08:00
Dalla lallazione ai primi racconti scopriamo l’emozione e l’importanza delle prime parole
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La comunicazione dei bambini
Dalla lallazione ai primi racconti scopriamo l’emozione e l’importanza delle prime parole

Qualsiasi bambino, abituato ad ascoltare i dialoghi di adulti, imparerà a parlare senza bisogno di insegnamenti particolari. Lo sviluppo del linguaggio, infatti, è un’abilità del tutto istintiva e spontanea ed inizia già durante la gravidanza quando si sviluppano le strutture dell’udito ed il piccolo ascolta ogni suono, compresa la voce umana, che arriva nel pancione. Una volta nato, il bebè è pronto all’acquisizione di ogni lingua e verso l’anno di età si concentra su quella che è la sua lingua madre, ossia quella alla quale è esposto e che apprende quotidianamente. Tra i sei e gli otto mesi comincerà la cosiddetta lallazione che per il piccolo è quasi un gioco tra parola e udito che fa per sperimentare e lo diverte. Il piccolo non conosce il significato di ciò che pronuncia, ma quando imparerà a dire mamma e si renderà conto che tutte le volte che pronuncia quel suono la mamma compare, si renderà conto che è quello il modo per richiamare la sua attenzione. E così via per papà, nonni, fratelli e animali domestici, sino alle prime parole vere e proprie che di solito sono tra 50 e 80 nel patrimonio lessicale di un bimbo di due anni, anche se non tutti i pargoli hanno lo stesso bagaglio.

A tre anni i piccoli hanno competenze linguistiche, fonetiche e grammaticali di base che, con il passare degli anni, miglioreranno al pari del proprio vocabolario. Parlare ai bambini stimola lo sviluppo del loro linguaggio, utile quindi spiegare tutto che si fa, leggere fiabe, descrivere ciò che ci circonda, ed anche ascoltarli è molto importante senza interromperli e soprattutto senza far ripetere loro eventuali parole pronunciate male perché non solo non serve, ma interrompe la comunicazione spontanea e la relazione con l'altro, che sono invece alla base dell'apprendimento del linguaggio», come spiega la dottoressa Alessandra Resca, logopedista dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Premesso che non tutti i bambini hanno gli stessi tempi e lo stesso vocabolario, se verso i due anni il pargolo parla poco e male, può essere che ci sia qualche problema a livello di comprensione e sarà il caso di consultare il pediatra e gli specialisti di riferimento per verificare funzionalità uditive e neurologiche. Eliminato ogni dubbio su eventuali cause organiche, rimane il disturbo di linguaggio da affidare alla logopedia per recuperare al meglio ed evitare difficoltà future di apprendimento e rendimento scolastico.

TMT (ti.mamme team)

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