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TI.MAMMEQuando i bambini si confidano attraverso un malessere

02.04.21 - 08:00
I disagi dei più piccoli non hanno parole, ma chiedono risposte
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Quando i bambini si confidano attraverso un malessere
I disagi dei più piccoli non hanno parole, ma chiedono risposte

È così antica la capacità dei bambini di simulare un malessere per evitare qualcosa di spiacevole che da qualche parte nel mondo esiste il detto «mal di pancia e mal di denti sono i mali degli studenti». Può capitare, infatti, che per evitare un’interrogazione o una giornata noiosa a scuola, i bambini (ma anche gli adolescenti) simulino un’indisposizione e ci sta che i genitori assecondino, ogni tanto, il loro intento di bigiare. Ma quando il malore non è occasionale, la situazione merita maggiore attenzione. Il corpo dei più piccoli, infatti, diventa strumento di espressione per quegli aspetti più complicati della vita. Un’emozione intensa, una situazione nuova, un disagio o, semplicemente, un bisogno possono essere difficili da spiegare a parole ed allora vengono somatizzati affinché sia proprio il fisico a segnalare il problema. Tutti i malesseri denunciati dai bambini richiedono, quindi, attenzione ed un’indagine iniziale che possa trovarne la spiegazione. Escluse le cause organiche, però, quei sintomi diventano segnali di un problema psicologico ed è indispensabile scoprirne l’origine, per evitare che quel disturbo cronicizzi, sfociando in qualcosa di più grande. 

Cosa fare? Ricordando che è assolutamente vietato sminuire il problema, bisognerà prendere sul serio il piccolo comprendendo che il suo disturbo è reale e non simulato. Scorgere tutti i segnali ed ascoltare il bambino è il passaggio successivo, al quale bisogna far seguire, con estrema delicatezza, un invito a spiegare a parole quello che non va. L’esempio degli adulti, inoltre, rimane fondamentale perché i piccoli tendono ad emulare gli atteggiamenti dei grandi, imparando così a condividere le emozioni attraverso il corpo insieme ad una spiegazione verbale. Se mamma e papà danno fanno vedere come fare, sarà più facile spiegare quello che non va: per esempio, dire che si ha mal di testa a causa di un pensiero triste o che si è sentito battere forte il cuore a causa della paura per qualcosa o che si ha mal di stomaco per un dispiacere. 

La pedagogista Chiara Borgia suggerisce anche alcuni aspetti fondamentali nel percorso di verbalizzazione del disagio da parte del piccolo. Prima di tutto è importante che anche gli adulti si mettano in discussione, considerando che il malessere del piccolo deriva da una situazione nata nel «sistema relazionale in cui vive», a cominciare dalla famiglia. Quindi i genitori devono mettersi in discussione, valutando il proprio comportamento e confrontandosi con chi conosce ed è vicino al bambini: dal pediatra alla maestra. Anche «recuperare la dimensione della corporeità diventa essenziale» e, per questo, è importante crescere muovendosi liberamente, magari a contatto con la natura, riuscendo a giocare con il proprio corpo e, quindi, nascondersi, recitare, coccolarsi. Un percorso semplice che può davvero risolvere una situazione.

TMT (ti.mamme team)

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