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TI.MAMMEAdozione, l'incontro che aspetti da sempre

26.04.20 - 08:32
L'avventura e l'esperienza di Anna e Francesco
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Adozione, l'incontro che aspetti da sempre
L'avventura e l'esperienza di Anna e Francesco

Dopo il nostro primo articolo sul tema adozione, Anna e Francesco hanno contattato ti.mamme per raccontare la loro esperienza. 

Come è iniziato il vostro percorso?
«Siamo Anna (44 anni) e Francesco (45 anni) di Novazzano e siamo sposati da 18 anni. Verso la fine del 2015 abbiamo maturato la decisione di adottare un bambino. Dopo aver intrapreso il percorso con l'assistente sociale del Cantone, la nostra scelta è ricaduta sulla Thailandia. Ci siamo quindi rivolti all'associazione ticinese Chaba, che è riconosciuta dalla Confederazione come intermediario ufficiale tra la Svizzera e la Tailandia».

L'attesa è stata lunga?
«Sin da subito siamo stati informati che i tempi sarebbero stati lunghi e che ci sarebbero stati momenti di assoluto silenzio senza alcun tipo di notizia. Ma l'entusiasmo e il desiderio di essere una famiglia felice non ti fanno dare molto peso a questo "problema". Nel corso del 2016 abbiamo ricevuto dal Cantone la necessaria idoneità per inviare, nel dicembre 2016, il corposo dossier a Bangkok. Dopo aver ricevuto la conferma che i nostri documenti erano in possesso delle autorità tailandesi, ecco il primo e lungo periodo di assordante silenzio, durato fino all'agosto del 2017, quando la nostra associazione ci ha comunicato che la domanda di adozione era stata accolta e che quindi sarebbe avvenuto un abbinamento con un bambino. Una gioia immensa leggere quelle poche righe perché un ulteriore ostacolo era superato».

E poi com'è proseguito l'iter?
«Nonostante un continuo e diretto contatto con l'associazione Chaba, il secondo periodo di assordante silenzio è stato veramente lungo, faticoso e molto impegnativo dal punto di vista psicologico. Sapevamo che ormai era solo questione di tempo, sapevamo che ogni giorno che passava era un giorno in meno che ci separava da nostro figlio. Però è stata dura, abbiamo pianto di rabbia e poi abbiamo pianto di gioia. Era il 25 giugno 2019 e il tanto atteso abbinamento era finalmente arrivato. Un maschietto, Thipok, di 4 anni e mezzo. Una gioia indescrivibile, un'euforia irripetibile vedere per la prima volta in foto nostro figlio. Da quel momento entri in una giostra che gira velocissima: i preparativi per partire, i tanti documenti, il volo, l'arrivo in hotel, il taxi che ti porta all'orfanotrofio e poi l'incontro che aspetti da 3 anni e mezzo, anzi lo aspetti da sempre. Noi e tuo figlio. Una famiglia».

Com'è stato l'arrivo a casa?
«Dopo 10 giorni insieme a Bangkok, finalmente il volo di rientro, tutti e tre. Per noi un volo meraviglioso, per nostro figlio il primo viaggio verso casa. I primi giorni sono stati veramente particolari, forse più per noi che per lui. I bambini hanno una straordinaria capacità di adattamento e Thipok non ha fatto eccezione. In pochissimo tempo ha preso possesso della casa, dei suoi nuovi giocattoli e definendo subito i suoi spazi. Le prime persone che ha conosciuto sono stati i nonni seguiti poi dagli altri parenti e da tutti gli amici che hanno condiviso con noi questo meraviglioso percorso e che erano impazienti (alcuni anche più di noi) di conoscere nostro figlio».

Il ricordo più bello dei primi giorni?
«Sono le sue risa, perché giocare con noi e con tutte le persone che venivano a trovarlo era per lui una gioia assoluta e per noi quella meravigliosa sensazione di pace interiore finalmente trovata dopo anni di lunga attesa. Poi, il risvolto della medaglia, erano i pianti disperati quando parenti e amici andavano via perché la vita in orfanotrofio ti porta a pensare che tutto sia troppo effimero. Ma bastava un abbraccio forte e una carezza per fargli capire che il giorno dopo, al risveglio, nulla sarebbe più cambiato. E anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, e per sempre. Perché finalmente Thipok è a casa sua, con la sua mamma e con il suo papà». 

 

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