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TIMAMME.CHErnst Lossa, un triste esempio d'infanzia negata

16.12.19 - 08:57
La storia di una delle giovanissime vittime della politica razziale nazista
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Ernst Lossa, un triste esempio d'infanzia negata
La storia di una delle giovanissime vittime della politica razziale nazista

Si scrive Aktion T4, ma si legge programma di eutanasia, ovvero una delle follie realizzate dal regime nazista nel suo delirio di purificazione della razza. Escludere tutto ciò che era diverso ed inferiore alla cosiddetta razza ariana era l'obiettivo della politica razziale della Germania di Adolf Hitler che, con provvedimenti discriminatori, attuava persecuzioni ed eliminazioni fisiche. È l'epopea dell'eugenetica nazista che mira a liberarsi della zavorra sociale di quelle esistenze giudicate prive di valore, ovvero le vite di soggetti malati o handicappati, il cui mantenimento era un onere inutile per il sistema di governo. Eliminare fisicamente queste persone, significava eliminare il problema della loro assistenza secondo la logica nazista che ricorreva, per questo, all'eutanasia, lo strumento adottato nel programma scientifico di igiene razziale che propinava la morte come atto benevolo e compassionevole. La spiegazione del senso di queste pratiche inconcepibili arriva in quelli che la storia ricorda come i processi di Norimberga, ovvero i procedimenti militari per crimini di guerra strutturati dagli americani contro i rappresentanti del regime nazista, alla fine del secondo conflitto bellico mondiale.

Le testimonianze raccolte in quelle udienze lasciano un senso di incredulità e sgomento al cospetto di quello che è stato ideato ai danni di esseri umani da loro simili, convinti della propria superiorità in quanto appartenenti ad una razza considerata superiore. Ma la superiorità della razza era, alla fine, un'invenzione frutto dell'esaltazione di pochi individui nelle cui mani un popolo, ipnotizzato dalla millantata grandezza della Germania di Hitler e dalla paura delle conseguenze al proprio dissenso, aveva riposto potere assoluto e massima fiducia. Dalle deposizioni raccolte durante i processi, emergono i particolari drammatici delle storie di tante persone condannate a morte dal fanatismo di medici esaltati, talmente infervorati dalla propria causa sterminatrice da inventarsi metodi per procurare la morte a chi era colpevole di appartenere ad una razza diversa da quella prescelta.

Gli ebrei sono i diversi per eccellenza nella persecuzione nazista ed a loro si affiancano gli zingari, tutti inseriti nello Zigeuner-Buch, una sorta di registro. Tra di loro c'è la famiglia Lossa, Christian, Anna ed i loro figli, Ernst e le sue sorelle minori, appartenente al popolo jenisch, terzo gruppo nomade più numeroso dopo rom e sinti. Il destino dei Lossa è duramente segnato dalla politica razziale e dalle sue persecuzioni: vengono privati della patria potestà ed i loro figli finiscono in orfanotrofio. Anna muore poco dopo di tubercolosi ed il marito, dopo essere stato arrestato, muore nel campo di concentramento di Flossenbürg, dove era stato deportato. Quella che colpisce è la sorte che tocca ad Ernst che cresce privo di alcun sostegno emotivo, senza insegnamenti e senza basi educative. Questo fa di lui un bambino difficile, secondo medici ed educatori, che lo qualificano irrecuperabile e, per di più, naturalmente predisposto a turbe psichiche per il suo solo essere uno zingaro. Praticamente una condanna a morte che arriva nell'ospedale psichiatrico di Kaufbeuren dopo la somministrazione di una massiccia dose di allucinogeni, morfina e barbiturici. Una pratica largamente usata che, insieme alla cosiddetta Dieta E, a base solo di mele, cavoli e rape, ha ucciso oltre duecentomila persone.

Il giovanissimo Ernst, che muore a soli 14 anni, era arbitrariamente considerato malato di mente e per questo «inutile», quindi eliminabile. Gli infermieri del Kaufbeuren lo consideravano gentile e generoso e questo gli permise di vivere un anno e mezzo oltre i pochi giorni previsti dal programma di eutanasia. Fu ucciso dall'infermiera nazista Pauline Kneissler che con il pretesto di somministrargli un vaccino contro la febbre tifoidea, pose fine alla sua vita. Il ragazzino sapeva delle morti provocate in quell'ospedale e sapeva che, prima o poi, gli sarebbe toccata quella stessa sorte e forse proprio questa sua conoscenza fu la causa della sua esecuzione. Ad un infermiere che considerava particolarmente amica, Ernst aveva regalato una sua foto proprio il giorno prima di essere ucciso, confidandogli la speranza di morire durante un suo turno affinché potesse prendersi cura della sua salma. Quell'infermiere trovò Ernst seduto a terra nella stanza dei bambini, devastato dagli effetti dell'intruglio letale che gli era stato somministrato. La diagnosi della sua morte fu «broncopolmonite», l'ennesima mistificazione di una follia storica tristemente nota.


TMT (ti.mamme team)

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