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TI.MAMMEAmnesia infantile: neanche la scienza sa spiegarla

28.09.19 - 08:00
Tante le ipotesi sulla realtà dei primi anni di vita ai quali è impossibile legare dei ricordi
Amnesia infantile: neanche la scienza sa spiegarla
Tante le ipotesi sulla realtà dei primi anni di vita ai quali è impossibile legare dei ricordi

A volte ci sentiamo dire «quando eri piccola, ti piaceva tanto...», ma noi non lo ricordiamo, così come non ricordiamo quello che facevamo almeno sino al terzo o quarto anno di età. Generalmente, infatti, gli avvenimenti legati ai primissimi anni di vita sono rimossi generando, così, il fenomeno che Sigmund Freud chiamò amnesia infantile. Si tratta, in realtà, di una sorta di mistero al quale molte ricerche hanno tentato di dare una spiegazione plausibile.

Che cos'è esattamente l'amnesia infantile? Secondo uno studio canadese, è il frutto della neurogenesi, ovvero la nascita di nuovi neuroni e di nuovi ricordi a scapito delle vecchie memorie, che vengono destabilizzate. Sia ben chiaro che ad essere cancellati per far spazio ai nuovi, sono i ricordi precedenti che nulla hanno a che vedere con le informazioni apprese. Un conto è imparare che con l'acqua ci si bagna ed un altro è ricordare l'acquazzone che ci ha inzuppato quando avevamo 2 anni e giocavamo in giardino con la mamma. Quello che si sa per certo sull'amnesia infantile è che la sua entità è caratterizzata anche dalla cultura di appartenenza. È opinione sempre più diffusa in ambito scientifico che i bambini siano in grado di apprendere e memorizzare ancor prima di nascere ed alla base della capacità di immagazzinare ricordi e formare la propria memoria c'è il «sé cognitivo», che è la consapevolezza di se stessi che permette ai bambini di identificarsi guardandosi allo specchio.

In linea di massima, non si sa se i ricordi appartenenti ai primi anni di vita rimangano archiviati, ma difficili da ritrovare, oppure se svaniscano completamente. Certa è, invece, l'importanza delle emozioni per ricordare che, secondo studi tedeschi, è alla base della conservazione dei ricordi. Il collegamento tra l'amigdala, area del cervello che gestisce le emozioni, e l'ippocampo, formazione cerebrale importante nelle procedure di memorizzazione ed apprendimento, è fondamentale per la conservazione dei ricordi che vengono eliminati in caso di interruzione di connessione. Anche i racconti continui dei genitori o altre persone vicine aiutano il mantenimento delle memorie, ma non sono imprescindibili visto che anche i bambini sordi dalla nascita mostrano capacità mnemoniche simili a quelle degli altri coetanei.

La realtà che la scienza non riesce a spiegare definitivamente è che per i bambini di tutto il mondo esiste un'età di limbo alla quale non si associano ricordi: quattro anni per gli europei, sei per gli orientali, due e mezzo per i Maori neozelandesi. Per sopperire ad essa ci saranno sempre centinaia di foto ed ottimi filmini a conservare la memoria degli eventi più importanti ed, ormai, anche della quotidianità. Un'abitudine che preserva i vuoti di memoria a qualsiasi età.

 


TMT (ti.mamme team)

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