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L'OSPITECon più di 60'000 frontalieri i beneficiari di assistenza dovrebbero essere vicini a 0

19.08.14 - 12:23
Di Gianmaria L. Frapolli, Economista
Ti-Press (archivio)
Con più di 60'000 frontalieri i beneficiari di assistenza dovrebbero essere vicini a 0
Di Gianmaria L. Frapolli, Economista

I dati pubblicati dalla Divisione dell’azione sociale, relativamente al notevole incremento di persone in assistenza nel canton Ticino, mi preoccupano notevolmente. I motivi che mi portano a questa riflessione sono principalmente tre:

- siamo un cantone in cui la produzione è, negli ultimi anni, di fatto aumentata. Questo lo possiamo costatare dal numero di senza lavoro di 5 anni fa e quelli attuali, paragonato al numero di frontalieri.

- La fascia più colpita, tra le persone in assistenza, è quella tra i 46 e i 55 anni di età

- Il 40% di chi percepisce questi aiuti è straniero

 

Ragioniamo per ordine:

Negli ultimi mesi assistiamo ad un effetto sostituzione incredibile in molti settori, non solo nel secondario ma purtroppo anche nel terziario. È vero che da economista sono per un mercato del lavoro libero, ma riflettiamo su quali cause porta licenziare manodopera locale per assumerne estera? Magari qualcuno “ingrassa” maggiormente nel breve termine ma la società ne risente nel medio/lungo. È un effetto che vogliamo pensando al bene dei nostri figli?

 

Concentriamoci ora sulla fascia di età tra i 46 ed i 55 anni; Queste persone sono tipicamente padri di famiglia con figli che si collocano in una fascia di età tra i 10 ed i 20 anni. Riflettiamo sui problemi che investono famiglie che si trovano in questa situazione, siano essi tangibili o intangibili; il clima famigliare è sicuramente molto problematico. Una situazione di tensione che viene a crearsi tra i membri della famiglia di riflesso viene trasportata nella società per mezzo dei comportamenti quotidiani. I problemi di soldi che influenzano le scelte di tutti i giorni. Gli studi per i figli che alla fine si riversano ancora nelle casse statali. Non credete che se lottassimo maggiormente per mantenere o ricollocare queste persone, l’effetto positivo si manifesterebbe in modo diretto per la società intera ma anche per lo Stato?

 

Non da ultimo il fatto che il 40% di chi percepisce gli aiuti sia straniero. Ora per questa categoria vanno fatte le debite considerazioni. È una persona che vive in Ticino da 1 anno o da 40? È qualcuno che ha provato in mille modi a trovare lavoro oppure si percepisce un certo modo di accomodarsi con la rendita di assistenza? In fondo è vero che quanto si riceve è poco, ma per uno straniero che al suo paese forse morirebbe di fame nelle condizioni di senza lavoro, è nettamente meglio alle nostre latitudini.

 

È sempre troppo facile generalizzare, credo che bisogna a fondo comprendere il problema e dedicarsi per risolverlo a tutti i costi, altrimenti continueremo a trovare questi titoli di giornale che ci fanno sì riflettere, ma che alla sera quando arriviamo a casa e accendiamo il grill, ci siamo già completamente dimenticati.

 

In questi casi la politica deve intervenire con misure forti, sono soldi dei contribuenti e uscite dello stato. Lavorare sul comprendere i fenomeni che portano a questo problema, attuare soluzioni per ovviarle sono misure importanti che i cittadini si aspettano da uno stato vigile. Ultimamente alcuni frangenti vogliono un’economia con sempre più stato, cosa sbagliatissima dal mio punto di vista per puntare ad un’economia forte, ma quando ci sono distorsioni di questo tipo non si interviene in modo decisivo. Sarà forse perché elargire soldi dei contribuenti è più facile che mettere la faccia in modo deciso per risolvere i problemi della società? Ci vuole azione nel nostro Cantone.

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