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L'OSPITESalari minimi, Sì all’iniziativa e soprattutto ai contratti collettivi

24.04.14 - 17:48
Segretariato cantonale OCST
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Salari minimi, Sì all’iniziativa e soprattutto ai contratti collettivi
Segretariato cantonale OCST

La scelta di puntare alla fissazione per legge di un salario minimo costituisce una cesura particolarmente rilevante rispetto al netto primato finora riconosciuto alle parti sociali nel contrattare e definire le retribuzioni. Qualora accolta, l’iniziativa popolare lanciata dall’Unione sindacale svizzera renderebbe il salario minimo legale un perno decisivo del sistema retributivo.

 

L’OCST ribadisce da parte sua il primato della via contrattuale su quella legale ma sostiene nel contempo l’iniziativa per un salario minimo. Di fronte:

- alla deplorevole contrazione dell’area coperta da contratti collettivi;

- all’uso speculativo della libera circolazione ad opera di un’ampia fascia di imprese;

- alla divaricazione delle retribuzioni;

il salario minimo costituirebbe un utile complemento ai contratti collettivi e un auspicabile sbarramento contro le pressioni che gravano sui salari.

 

Da un paio di decenni è in atto un progressivo incremento delle disparità salariali, ai cui estremi si collocano, da un lato, la fascia persistente dei lavoratori poveri (circa il 4-5% della popolazione attiva) e, dall’altro, la cerchia dei manager, le cui retribuzioni hanno raggiunto vette rivoltanti e immorali.

 

La situazione salariale è tanto più precaria in Ticino, da sempre gravato da un ritardo endemico rispetto alle medie nazionali e oggi ampiamente esposto alle pressioni generate dalla libera circolazione.

 

L’iniziativa popolare intende farsi carico di queste distorsioni. Ha conseguentemente il pregio di portare alla ribalta il tema dei livelli salariali e, di riflesso, della indispensabile ricostruzione di una maggiore equità retributiva e sociale.

 

Se la via legale in materia di salari si è fatta strada, è per il motivo che le parti sociali coltivano oggi solo la metà del territorio del lavoro. Circa il 50% dei lavoratori e delle lavoratrici non è sottoposto a nessun contratto collettivo di lavoro.

 

Al ridimensionamento del settore secondario, culla della contrattazione collettiva, non ha fatto riscontro una comparabile diffusione dei contratti collettivi nel settore terziario. Non poche imprese mantengono una posizione di refrattarietà e persino di opposizione al contratto collettivo.

 

Le associazioni padronali hanno assistito passivamente alla contrazione del paesaggio contrattuale. Anche nel nostro Cantone, benché più aperto al dialogo tra le parti sociali, numerose sollecitazioni sindacali a regolare i settori scoperti sono andate a vuoto. Invocando oggi la contrattazione collettiva quale alternativa al salario minimo legale, il padronato pecca perciò di credibilità.

 

Per l’OCST, la via maestra per fissare i livelli salariali rimane quella della contrattazione tra le parti sociali. Da un profilo strettamente retributivo, questo canale consente di tenere presenti in modo più appropriato le specificità di ogni singola categoria e di fissare scale salariali articolate per livello di qualifica e di funzione.

 

Ha anche il vantaggio di regolamentare le altre condizioni di lavoro, la cui rilevanza è tutt’altro che marginale (durata del lavoro, ferie, festivi, congedi pagati, coperture assicurative e previdenziali…).

 

Crea poi un luogo di confronto e di collaborazione tra le parti sociali, agevolando l’assunzione di responsabilità anche su temi più ampi ( formazione professionale, azioni a difesa dell’occupazione, promozione della categoria..).

 

Il salario minimo legale non attenua né tantomeno sostituisce la funzione preminente del negoziato tra le parti sociali e del contratto collettivo; ne costituisce semmai un utile complemento. Per i rami senza contratto collettivo, ne farà parzialmente le veci in attesa di potervi introdurre un contratto.

 

Costatando l’insufficiente investimento del padronato sul dialogo tra le parti sociali (in particolare nel settore terziario) come pure l’accantonamento sbrigativo del tema salariale ad opera del parlamento federale (che non ha né discusso un controprogetto indiretto, né approfondito con rigore il tema retributivo), l’OCST appoggia l’iniziativa sull’introduzione di un salario minimo di 4.000 franchi.

 

Nel farlo sollecita tuttavia, nell’ambito delle misure di attuazione del principio costituzionale, a valorizzare il ruolo delle parti sociali e lo strumento del contratto collettivo di lavoro. Si pensi ad esempio:

 

in ambito federale:

- al rafforzamento della legge sulla partecipazione, conferendo al personale la facoltà di esigere l’adozione di contratti collettivi di lavoro;

- all’agevolazione del conferimento del carattere obbligatorio ai contratti collettivi di lavoro (riduzione dei quorum, semplificazione burocratica, maggiore libertà di movimento per i Cantoni)

in ambito cantonale:

- all’ampliamento dei compiti dell’Ufficio di conciliazione oppure la costituzione di un ufficio apposito che svolga opera di incentivazione del dialogo tra le parti sociali, sostenendole nell’adozione di contratti collettivi di lavoro;

- all’attribuzione agli Uffici di conciliazione del compito di intervenire non solo per comporre conflitti collettivi ma anche in caso di denunce riguardanti il rilevamento di salari bassi.

 

Attingendo inoltre alla situazione ticinese, dove sono attive aziende i cui posti di lavoro possono essere minacciati da un passaggio rapido al salario minimo legale, chiede pure che, nell’ambito delle misure derogatorie di competenza del Consiglio federale, sia accordata alle parti sociali e al Cantone la facoltà di valutare e autorizzare periodi di adattamento più graduali dove questa misura appare giustificata. In una realtà periferica come il Ticino, che ha visto l’insediamento di imprese a minore valore aggiunto, l’imposizione di un salario minimo di 4000 franchi potrebbe anche comportare l’eliminazione o il trasferimento all’estero di un numero non trascurabile di posti di lavoro. Per gli attuali lavoratori potrebbero derivarne ricadute personali e familiari gravose, che occorre in ogni modo considerare.

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