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L'OSPITELe persone libere mostrano il viso

09.02.21 - 10:07
Diego Baratti, Presidente Giovani UDC, Candidato al Municipio di Ponte Capriasca
Diego Baratti
Le persone libere mostrano il viso
Diego Baratti, Presidente Giovani UDC, Candidato al Municipio di Ponte Capriasca

C’è chi potrebbe storcere il naso vedendo che, in un periodo dove siamo tutti costretti a girare con una mascherina a coprirci bocca e naso, si vada a votare su un’iniziativa per il divieto di dissimulare il viso. A parte il fatto che l’iniziativa stessa prevede delle eccezioni per motivi di salute, c’è però una sostanziale differenza: l’obbligo imposto dallo Stato d'indossare le maschere è limitato nel tempo ed è giustificato da una pandemia e da una politica sanitaria, obbligo che rimarrà chiaramente ancora possibile in futuro anche se l’iniziativa dovesse venire approvata. Invece, la dissimulazione del viso con il velo islamico integrale (come burqa e niqab) non ha alcun motivo di protezione per la società. Al contrario, esso è un chiaro simbolo di oppressione della donna che fa a pugni con l’uguaglianza dei sessi e che impedisce alle donne che lo indossano d'integrarsi nella nostra società. Inoltre, coloro che si coprono il volto per attaccare altre persone senza essere scoperti o per danneggiare la proprietà altrui (estremisti, vandali e teppisti) agiscono addirittura in modo pericoloso, oltre che codardo.

In uno stato democratico come la Svizzera, le persone (uomini e donne che siano) si guardano in faccia quando si parlano, questo perché anche la nostra espressione facciale è un mezzo di comunicazione importante. L’emergenza sanitaria ci ha imposto una parziale copertura del nostro viso, complicando non di poco la nostra vita di tutti i giorni: spesso facciamo fatica a riconoscere i nostri amici e colleghi, a parlare con loro, oppure non riconosciamo se stanno sorridendo o se invece sono arrabbiati, non ne riconosciamo le emozioni. Per questo sono convinto che la maggioranza di noi sarà sollevata al pensiero di lasciare a casa la mascherina una volta che la pandemia sarà alle nostre spalle, sentendoci quasi di aver riacquistato un pezzetto della nostra libertà.

Libertà. Questo è il concetto chiave. In un paese libero come il nostro, nessuno dovrebbe essere costretto a coprirsi il volto (se non appunto per eccezioni mediche e climatiche con durata limitata). Le persone libere mostrano il viso, per comunicare, per ridere, per piangere, per arrabbiarsi, per condividere la gioia o il dolore, e, per farla breve, per vivere. Queste libertà sono invece proibite alle donne che indossano il burqa e il niqab. Spesso queste donne sono obbligate dai loro mariti o dalla loro famiglia a indossare questi indumenti, che alla fine risultano essere quasi delle prigioni di stoffa più che dei vestiti, e che negano alle donne il diritto di vivere come pari nella nostra società, rendono impossibile interpretare i loro gesti e le loro espressioni facciali.

Il divieto di dissimulare il viso non è quindi un codice di abbigliamento, ma libera le donne dall'umiliazione e dall'oppressione, e in certi paesi potrebbe pure essere visto come un simbolo di autodeterminazione della donna. Infatti, in Iran o Arabia Saudita, le donne che scelgono liberamente di togliersi il velo, rischiano addirittura la prigione e spesso pure la tortura. Evidentemente tutte queste cose non hanno nulla a che vedere con la religione, ma è un aspetto culturale. E nella nostra cultura, di uomini e donne liberi, questo tipo di sottomissione non deve venire imposto a nessuno, né tantomeno venir tollerato.

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