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L'OSPITEUna soluzione sbagliata

26.11.20 - 09:45
Marco Romano, capogruppo Gruppo del Centro.PPD.PEV.PBD in Consiglio nazionale
Keystone
Una soluzione sbagliata
Marco Romano, capogruppo Gruppo del Centro.PPD.PEV.PBD in Consiglio nazionale

L’iniziativa «Per imprese responsabili» malgrado le promesse e gli slogan snocciolati quotidianamente, lascia poco margine all’interpretazione. Le imprese svizzere – tutte! – saranno assoggettate a un articolo costituzionale che, nelle intenzioni, sembra essere poco chiaro perfino per alcuni sostenitori. Nella migliore delle ipotesi, si aprirà un periodo di incertezza che, specialmente in un momento delicato come quello che stiamo affrontando, non farà altro che complicare ulteriormente la situazione. Un clamoroso autogol per la Svizzera, nonostante i rischi vengano minimizzati.

Ogni azienda svizzera, dalla PMI alla multinazionale, sarà responsabile per il comportamento dei propri fornitori e di tutta la catena di approvvigionamento, in ogni parte del mondo. Nel caso di multinazionali che possono contare su decine di migliaia di impiegati, un maggior controllo è dovuto (e questo lo avremo con il controprogetto), ma come potranno organizzarsi le PMI e le attività a conduzione famigliare?

L’iniziativa prevede l’inversione dell’onere della prova. In sostanza, di fronte a ogni accusa (quindi anche ricatti di tipo politico, come ben oggi conosciamo in un contesto geopolitico sempre più teso), le imprese elvetiche saranno colpevoli a meno di riuscire a provare di aver effettuato correttamente e in maniera esaustiva la dovuta diligenza. Andremmo a stravolgere perfino il principio per cui l’accusato è innocente fino a prova contraria.

Non sono contrario agli obiettivi degli iniziativisti, ma non possiamo imporre al mondo il diritto svizzero e non possiamo proporre una Svizzera che si sostituisce alle autorità giudiziarie locali. Non aiutiamo i Paesi in via di sviluppo misconoscendo la giustizia locale, anche se oggi manifesta grosse lacune e segni di corruzione. La democratizzazione passa dalla responsabilizzazione e dal rafforzamento dei costrutti locali: democratici, giudiziari e culturali.

Dal testo dell’articolo proposto si evince che tutte le imprese svizzere sarebbero ritenute responsabili del comportamento di società terze indipendenti con le quali possiedono delle “relazioni d’affari”. Un termine molto vago che rappresenta una novità nel sistema giuridico svizzero. Si alimenta un sospetto permanente sulle imprese svizzere, a tutto beneficio della concorrenza mondiale. Via un’impresa elvetica, ne arriverà una cinese o americana. L’impatto per la realtà locale, sviluppata o meno, sarà migliore? Il Paese coinvolto crescerà? Le condizioni quadro sociali ed ambientali miglioreranno?

L’iniziativa si concentra soprattutto sul confronto, spingendo su strumenti come cause e processi, invece che sulla collaborazione e sulla mediazione. I fondamenti dell’approccio elvetico nel mondo. La Svizzera promuove la mediazione e aiuta la costruzione, non impone il proprio diritto o la propria democrazia. L’approccio dell’iniziativa è paternalista e “americano”. Non è svizzero. Il controprogetto indiretto, pronto ad entrare automaticamente in vigore in caso di bocciatura dell’iniziativa, introduce una delle regolamentazioni più moderne e rigorose a livello mondiale in materia di responsabilità d’impresa e sulla co-responsabilità delle imprese nella loro catena d’approvvigionamento. No all’iniziativa “per imprese responsabili” il prossimo 29 novembre. 

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