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L'OSPITEL’iniziativa per un’immigrazione moderata danneggia la ricerca biomedica

04.09.20 - 13:30
Giorgio Noseda
Giorgio Noseda
L’iniziativa per un’immigrazione moderata danneggia la ricerca biomedica
Giorgio Noseda

Un fantasma si aggira nel nostro Paese. Non si tratta del padre di Amleto nella tragedia di Shakespeare, ma di Schwarzenbach, la cui iniziativa per diminuire il numero degli stranieri in Svizzera venne per fortuna respinta a grande maggioranza nel 1970, evitando così una crisi politica ed economica dalle conseguenze catastrofiche.

L’iniziativa popolare "Per un’immigrazione moderata (Iniziativa per la limitazione)", sulla quale voteremo il 27 settembre, chiede la fine della libera circolazione delle persone con l’UE. Mette quindi a repentaglio la via bilaterale della Svizzera, afferma il Consiglio federale in un comunicato: senza l’accordo sulla libera circolazione delle persone e gli accordi bilaterali ad esso collegati le imprese svizzere perdono l’accesso diretto al loro principale mercato e questo in un momento in cui l’economia ha bisogno di prospettive per uscire dalla crisi dovuta al coronavirus. E continua: l’iniziativa per la limitazione vuole de facto la denuncia dell’accordo sulla libera circolazione con l’UE e mette di conseguenza a repentaglio la consolidata via bilaterale. A causa della cosiddetta "clausola ghigliottina" verrebbero infatti a cadere anche gli altri sei accordi dei Bilaterali.

Uno di questi è l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica del 1999, che ha gettato le basi di una partecipazione della Svizzera alla cooperazione in materia di ricerca all’interno dell’Unione europea. Gli accordi specifici del 2004 e del 2007 hanno successivamente consentito la piena partecipazione della Svizzera ai programmi quadro europei di ricerca e sviluppo, producendo notevoli benefici per il nostro Paese tanto a livello economico, scientifico e tecnologico.

A Bellinzona sono attivi da 20 anni l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) e da 17 anni l’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR), affiliati all’Università della Svizzera Italiana, che godono di fama internazionale per l’importanza e la qualità delle ricerche in campo immunologico e oncologico.

Grazie agli accordi bilaterali essi beneficiano di un essenziale aiuto dall’Europa tramite i grants ERC (European Research Council). Nel corso degli ultimi anni hanno assieme ricevuto ben 30 milioni di euro quali contributi molto prestigiosi alla ricerca.

L’IRB conta 125 collaboratori, dei quali solo il 35% è di nazionalità svizzera, in piccola parte ticinese, mentre il 50% proviene da paesi europei, in particolare dall’Italia, e il rimanente dall’ Asia e dalle Americhe. L’IOR ha un’ottantina di collaboratori, dei quali solo il 10% è svizzero o ticinese e per il resto proviene da Europa e da altri Paesi, come Cina, India, Cuba.

Se passasse l’iniziativa, IRB e IOR diventerebbero meno attrattivi per validi ricercatori stranieri, dal momento che verrebbero a sapere di non poter accedere ai fondi di ricerca europei, prestigiosi e importanti per la loro futura carriera, ad esempio per l’ottenimento di una posizione professorale in una qualsiasi università europea.

Se l’iniziativa venisse accettata, vi sarebbe quindi come conseguenza un importante danno per la ricerca biomedica nel nostro Cantone.

L’Accademia svizzera di scienze mediche mette in guardia dalle gravi conseguenze di questa iniziativa: negli ultimi 30 anni, il Programma europeo di ricerca permette ai ricercatori svizzeri non solo l’accesso a generosi fondi di ricerca ma anche, e soprattutto, di misurarsi con i migliori ricercatori, L’approvazione dell’iniziativa arrischierebbe di frenare l’occupazione dei migliori cervelli europei nel nostro paese.

Per questi motivi invito a votare NO.

 

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