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L'OSPITEGrandi cose nel nostro piccolo

28.08.20 - 15:26
Andrea Nava, segretario cantonale PLR
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Grandi cose nel nostro piccolo
Andrea Nava, segretario cantonale PLR

La crisi del coronavirus ha rafforzato la tendenza verso il locale, offrendoci una nuova visione critica della nostra Svizzera. Durante il lockdown, molti di noi hanno scoperto cose grandi, nel nostro piccolo Ticino. Le nostre libertà, date troppo spesso per scontate, sono state radicalmente ridotte da un giorno all'altro. All'improvviso e per necessità ciò che si trovava fuori dalla nostra porta di casa è diventato più rilevante.

Quest’impostazione ha accelerato una tendenza già in atto prima della crisi: molte persone ne hanno abbastanza della “McDonaldizzazione” del mondo, vogliono tornare alle loro radici: sagre di paese e musica dialettale, prodotti locali. Nonostante siamo tutti alla ricerca dello sconosciuto e della varietà, alla Svizzera viene riconosciuta indipendenza politica ed economica. Allo stesso tempo, però, molti trascurano la stretta relazione economica e politica che abbiamo con i Paesi a noi vicini. E quanto sia naturale, ad esempio, viaggiare per il mondo senza grandi ostacoli.

Nella crisi, invece, è stato vero il contrario: siamo rimasti nel nostro Paese ma abbiamo continuato a tenere un occhio su ciò che avveniva al di fuori dei nostri confini. Sentivamo direttamente quanto fossimo dipendenti dal mondo. Come quando il materiale di protezione medico scarseggiava e la Svizzera non era in grado di produrlo da sola.

O quando i medici e il personale infermieristico italiano erano urgentemente necessari, nonostante le frontiere chiuse. Alla fine, la Svizzera potrebbe aver affrontato bene la prima ondata. Ma la pandemia, con tutte le sue conseguenze economiche negative, è tutt'altro che finita. La Svizzera come Paese d'esportazione dipende in ultima analisi dal destino degli altri.

Alla fine di settembre sarà chiaro se la crisi del coronavirus avrà cambiato i rapporti tra noi svizzeri e i nostri vicini europei e se i segnali indicheranno un isolamento o un collegamento. Ancora voteremo su una possibile fine della libera circolazione delle persone a causa dell'iniziativa dell'UDC.

Prima dell'epidemia l'iniziativa aveva poche possibilità di successo, poiché respinta da quasi tutti i partiti, dal Consiglio federale, dal Parlamento e dai Cantoni. Ora, però, l’UDC cerca di legare i temi dell'immigrazione e della crisi: una palese strumentalizzazione, perché questa iniziativa non contribuisce affatto a risolvere i problemi della pandemia.

È vero che durante la caotica fase iniziale della pandemia, le istituzioni nazionali sono diventate più importanti. Ma, l'egoismo nazionale, le chiusure delle frontiere e la competizione per superare la concorrenza nel campo delle mascherine protettive non avranno alcun beneficio sul lungo periodo nella lotta contro il virus. Ciò che è più importante, anche in questo caso, sono i sorprendenti fenomeni di solidarietà che abbiamo potuto vedere nascere. Possiamo fare cose grandi, nel nostro piccolo.

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