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L'OSPITEMendrisiotto: la chiusura dei confini verdi e le leggende di frontiera

06.05.20 - 19:00
Matteo Muschietti, municipale di Coldrerio
Archivio Tipress
Mendrisiotto: la chiusura dei confini verdi e le leggende di frontiera
Matteo Muschietti, municipale di Coldrerio

Tutti noi abbiamo subito le restrizioni per muoverci liberamente in questo periodo dove imperversa un nemico invisibile nocivissimo per la nostra salute. Le giornate vanno passate il più possibile tra le mura domestiche. Chi scrive ha un cane e almeno due volte alla settimana lo porta a passeggio in posti non frequentati da altre persone.

La dorsale pedestre insubrica, creata nel lontano 1990 con l’ausilio dei sindaci Italiani di oltre frontiera, ben si presta a questa attività ed è un simbolo verde di collegamento e di continuità tra due Paesi vicini e amici.

All'epoca, dopo diverse riunioni con il sindaco di Novazzano e i sindaci di Uggiate Trevano, Bizzarrone e Valmorea, si erano congiunti i sentieri che attraversano la zona boschiva dei così detti Monti di Novazzano con la dorsale pedestre del Mendrisiotto. Partendo da Stabio (da Santa Margherita) ci si può recare a Bizzarone, oppure da Novazzano ci si può recare a Uggiate Trevano. Fu redatta una cartina sponsorizzata dall'allora direttore dell’Ente turistico del Mendrisiotto e sindaco di Coldrerio, Antonio Bianchi, che ebbe un successo enorme. La settimana scorsa, visto come quest’anno la primavera si presenta molto tiepida e solatia, partendo a piedi da Coldrerio mi sono recato sui Monti di Novazzano, in zona Pignora. Proseguendo per il sentiero dove si incontra il maestoso albero della passione colorato di mille fiori viola, mi sono diretto verso il santuario dei Morti di Somazzo, ma arrivato al cancello che si affaccia all'Italia, l'ho trovato completamente sbarrato.

La pandemia, che non ha confini, ha portato a chiudere tutti i valichi verdi della dorsale pedestre.

Mi è dispiaciuto perché volevo recarmi alla chiesa dei morti di Somazzo alla fine del bosco, isolata dal centro abitato, a portare un saluto alle tre vergini che sono state murate vive sul lato nord della chiesa di San Giuseppe, dove esistono tre finestrelle a testimonianza di quanto successo. La storia racconta che pur di non cedere alla lusinghe di un signorotto che voleva abusare di loro, le tre vergini preferirono una morte atroce. La leggenda dice che un passante, vedendole agonizzare, offrì loro dell’acqua attingendola con il suo cappello da un ruscello che passava davanti alla chiesa. Le tre donne bevvero avidamente e lo ringraziarono per il nobile gesto. Sollecitato dalla curiosità delle malcapitate, l'uomo raccontò loro che era un contadino di Riva San Vitale e queste gli dissero, in segno di ringraziamento, di passare far loro un saluto in caso di siccità future affinché l'acqua potesse scorrere di nuovo copiosa.

Fu così che nel 1976, vuoi per caso, vuoi per fede, una forte siccità qui nel Mendrisiotto fu stroncata da un violento temporale che investì tutta la regione per diversi giorni dopo che la popolazione di Riva San Vitale si recò in processione ai morti di Somazzo per chiedere che piovesse, salvando le coltivazioni, soprattutto di tabacco e di mais, e rimpolpando le falde freatiche che erano al limite.

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