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L'OSPITERitornare alla vita senza spalancare frontiere. E la scuola...

19.04.20 - 09:19
di Lorenzo Quadri, Municipale di Lugano, Lega dei Ticinesi
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Ritornare alla vita senza spalancare frontiere. E la scuola...
di Lorenzo Quadri, Municipale di Lugano, Lega dei Ticinesi

Le attività economiche potranno dunque gradatamente ripartire.

Era anche ora. Il lockdown non è una misura che può protrarsi per troppo tempo, pena disastri irreparabili sul fronte economico e sociale. Inattività forzata (per molti) e privazione di libertà elementari (per tutti) non possono andare avanti a oltranza.

Che la fattura del coronavirus sarà salatissima, roba da “lacrime e sangue”, è ormai chiaro, anche se è ancora presto per tirare le somme. A breve c’è da attendersi un’altra triste conta: quella dei suicidi causa coronavirus. Ad esempio piccoli imprenditori che hanno visto distrutto il lavoro di una vita. O anche persone già fragili frastornate dal clima d'isteria incontrollata. Un clima, alimentato dai media ormai monotematici, di cui qualcuno sta già approfittando alla grande per sdoganare immani boiate liberticide: ad esempio il controllo delle persone via telefonino.

In considerazione del fatto, conclamato, che il covid non ce lo leveremo di torno per un bel pezzo, un graduale ritorno a una simil-normalità è l’unica opzione.

 


Le mascherine

Giusto quindi riaprire gradatamente le attività rispettando le norme di distanza sociale e d'igiene accresciuta. Tra le disposizioni da osservare va inserito anche l’uso della mascherina. La sua utilità è indiscussa. Non fornirà una protezione assoluta ma, se tutti l’avessero indossata fin da subito, avremmo di certo avuto meno contagi e meno morti.

Attenzione però: riapertura graduale delle attività economiche non deve affatto significare frontiere spalancate! Se c’è una cosa che lo stramaledetto virus dovrebbe averci ha insegnato, è che le frontiere devono rimanere il più possibile CHIUSE. Quindi, tutti i frontalieri del terziario stanno a casa, e siamo già a 45mila su 70mila. Entrano solo i frontalieri indispensabili, previo rilevamento della febbre al confine. Tutti i datori di lavoro dovrebbero poi misurare la temperatura ai collaboratori a inizio giornata, indipendentemente dal domicilio. Quanto ai padroncini, non vanno fatti entrare in Svizzera. Gli artigiani ticinesi con disperato bisogno di lavorare non mancano di sicuro!

E la scuola?

La ripresa delle attività economiche pone evidentemente la questione della riapertura delle scuole. Se i genitori tornano a lavorare i figli, in particolare quelli più piccoli, qualcuno li deve seguire. In Ticino si ipotizza la riapertura delle scuole dell’obbligo l’11 maggio. Difficile fare previsioni a tre settimane di distanza in uno scenario che cambia da un giorno all’altro. Si potrebbe anche immaginare uno slittamento al 18 maggio. Di sicuro occorre cautela. E chiarezza. Perché le informazioni che giungono da Berna sono contraddittorie. Da un lato si dice che i bambini vengono raramente contagiati e che “non sono vettori di diffusione dell’epidemia”; dall’altro si continua ad ammonire di evitare il contatto intergenerazionale. Delle due l’una. Ci si decida. 

Se le misure di sicurezza che si riveleranno necessarie all’11 o al 18 maggio possono essere garantite, non è sbagliato che le scuole riaprano. Per bambini e ragazzi, poter tornare in classe anche solo per tre o quattro settimane prima della fine dell’anno scolastico è positivo. Tanti (come è il caso degli adulti del resto) non ce la fanno più a stare isolati in clausura.

Tuttavia, se riapertura deve essere, allora che sia effettivamente tale, senza invenzioni bislacche come la scolarizzazione a turni. E’ anche difficilmente pensabile l’estensione del modello di accudimento al momento in vigore a un’alta percentuale di allievi: il risultato sarebbe quello di avere (ad esempio) metà dei ragazzi a scuola in modalità di accudimento, l’altra metà a casa con l’insegnamento a distanza, e i docenti come gestiscono la situazione?

Se all’11 (o 18) maggio sarà possibile fare scuola in sicurezza, è pensabile che la scuola riapra. Se invece non sarà possibile, piuttosto che ricorrere a trovate pasticciate ed estemporanee, tanto vale aspettare settembre.

 

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