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L'OSPITEIl silenzio dei perdenti

23.10.19 - 13:51
Carlo Zoppi
Il silenzio dei perdenti
Carlo Zoppi

Fra le innumerevoli atrocità di cui l’essere umano è causa, e che fanno pentire al creatore di averci donato questa bella terra, ce n’è una in particolare che richiama sinistre memorie e che mette a nudo la sconfortante inconsistenza e la mancanza dei principi fondamentali delle nostre classi dirigenti. Parliamo dell'invasione da parte delle forze turche nei confronti del Rojava, provincia autonoma curda nata a seguito della guerra civile siriana. Esperimento di governo laico con ambizioni di democrazia diretta, basato su un'ideologia libertaria che promuove l'uguaglianza di genere, tolleranza, pluralismo e diversità religiosa. In pratica una perla se confrontato allo strame di morte, distruzione e fanatismo che da anni smembra il Medio-Oriente, creata da chi ha combattuto sul terreno l’ISIS assumendosi un pesante costo in sangue al posto nostro.

I militanti islamisti evasi grazie ai bombardamenti ottomani ringraziano e festeggiano la libertà con attentati e esecuzioni. Tutto questo nel disinteresse delle nazioni che vorrebbero atteggiarsi a garanti del sistema mondiale.

Questo modo di agire, o meglio di non agire, ricorda drammaticamente quando francesi e britannici cedettero Austria e Sudeti al pittore austriaco. Così facendo i primi si ritrovarono ben presto occupati, i secondi riuscirono a salvare in extremis le proprie truppe facendogli attraversare la Manica su navi da pesca e qualsiasi cosa potesse galleggiare. La storia dovrebbe insegnarci qualcosa, quantomeno che le democrazie non dovrebbero assecondare un autocrate che ha il vizio di ricattare, sopprime la libertà di stampa e i diritti fondamentali della propria popolazione.

L’atteggiamento del mondo, UE in testa, su questa drammatica questione è paragonabile a un preside di scuola che vedendo un bullo malmenare un suo compagno gira la testa dall’altra parte facendo finta di non vedere. Vorreste avere un preside così nella scuola dei vostri figli? Figuriamoci alla guida di un paese o nei parlamenti.

Quando i principi dell’economia dominano su tutto il resto, i politici che vengono eletti per fare i suoi interessi finiscono per essere cinici affaristi o mediocri amministratori, che valutano il giusto e lo sbagliato secondo le cifre dei libri contabili e non su qualcosa che vada oltre alle esportazioni delle proprie imprese. La decisione di bloccare solo le future commesse di armi verso la Turchia ha tutta l’aria di una barzelletta, sapendo che basterebbe un alito di Europa e Stati Uniti per affossare lo sgangherato sistema bancario turco e portare Ankara a più miti consigli. Ci troviamo in un momento storico delicato e le decisioni di principio vengono abbandonate a favore del quieto vivere. La leadership diventa semplice amministrazione corrente. Se in passato la politica si fosse sottratta dalle sue responsabilità come ora accade, oggi parleremmo tutti tedesco.

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