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L'OSPITEChiusura dei valichi secondari, che sia la volta buona?

30.09.19 - 08:06
Roberta Pantani, Consigliera nazionale, Lista 8, Candidata 1
Chiusura dei valichi secondari, che sia la volta buona?
Roberta Pantani, Consigliera nazionale, Lista 8, Candidata 1

Il problema della sicurezza lungo la fascia di confine è tutt’altro che risolto. Chissà se il messaggio è finalmente arrivato forte e chiaro alle sorde orecchie del Consiglio federale dopo che gli Stati prima e il Nazionale poi, hanno deciso di non archiviare la mia mozione relativa alla chiusura notturna dei valichi secondari. Il Ticino, e in particolare Mendrisiotto e Malcantone, hanno vinto una battaglia. Ma per dichiarare chiusa la pendenza, ovvero ottenere quelle misure concrete che permetteranno di aumentare la sicurezza soggettiva della popolazione, bisognerà lavorare ancora molto. Come? Sicuramente non mollando la presa perché in questi anni il Consiglio federale non ha fatto nulla per cambiare idea. Ha deciso che la chiusura notturna dei valichi secondari non è prioritaria ed è rimasto fermo sulla sua posizione, accampando una scusa dietro l’altra. Ma a fronte della decisione arrivata durante la sessione autunnale delle Camere, di scuse a cui aggrapparsi non ce ne sono davvero più: il Ticino si aspetta - e non solo da oggi - un segnale concreto da Berna, e sarà mia premura impegnarmi per farlo arrivare nel più breve tempo possibile. La sola chiusura dei valichi non può di certo risolvere il fenomeno del pendolarismo del crimine. Ma di certo è un primo passo. Per questo durante la sessione ho inoltrato un’interpellanza che chiede al Consiglio federale di ripristinare i controlli doganali a tutti i valichi tra Svizzera e Italia. Questo perché oggi le Guardie svolgono compiti che dovrebbero essere di competenza della polizia cantonale. Una presenza fissa ai valichi permetterebbe un maggior controllo e un migliore impiego delle forze di polizia presenti sul territorio.
Torniamo ai valichi. Permettetemi un piccolo riassunto delle “puntate” precedenti. A seguito della mozione, datata 2014, e del voto favorevole del Parlamento, il Consiglio federale ha deciso di effettuare un progetto pilota che, da aprile a settembre 2017, ha coinvolto tre valichi, chiusi ogni sera alle 23 e riaperti il mattino seguente alle 5. Finito il periodo di prova, la proposta è finita in un cassetto. Due i motivi enunciati: le statistiche che indicano che il numero di furti con scasso è in diminuzione e la volontà di non voler compromettere i rapporti con l’Italia. I nostri vicini possono tanto mettersi il cuore in pace: vuoi vedere che la chiusura notturna di questi valichi, che proprio non si trovano nei centri cittadini ma in zone discoste e quindi difficili da sorvegliare, porterà vantaggi anche a loro? Ma pur di ammettere che la Svizzera prende decisioni a favore della popolazione al di qua e al di là del confine, si è subito pronti a salire sulle barricate. Noi però dobbiamo accettare le loro decisioni senza battere ciglio… perché, almeno di fronte a una sensazione di pericolo che sta mobilitando un intero cantone, non possiamo mettere davanti i nostri di interessi? Sebbene, così come riferito nella risposta alla mia interpellanza di giugno, gli altri Cantoni di frontiera non abbiano presentato richieste di chiusure notturne dei valichi, il problema della criminalità transfrontaliera è comune in tutta la Svizzera e la decisione – così come le misure che verranno adattate – in Ticino, potrebbero fare scuola.

Troppo facile attaccarsi ai numeri, a quelle statistiche che dicono e non dicono. La diminuzione del numero di furti con scasso non significa certo che la criminalità sia stata sconfitta. Ricordiamoci che nel Mendrisiotto sono esplosi dei bancomat nei centri cittadini e che le stazioni di benzina sono sempre il bersaglio preferito di chi ha scambiato il Ticino per il suo bancomat personale. Poco importa se, Consiglio federale dixit, le bande di criminali che hanno fatto saltare i bancomat nel Mendrisiotto abbiano utilizzato il confine verde – sempre più facile da attraversare dato che di ‘ramina’ ne è rimasta ben poca – per la loro scorribanda in Ticino. Potranno anche essere stati casi isolati, ma il passo avanti segnato da questi criminali non può essere ignorato.

Il segnale arrivato a livello federale indica chiaramente che il solo a non avere capito che quello della sicurezza dei cittadini è un problema importante è proprio il Consiglio federale. Grazie alle collaborazioni che si stanno rafforzando sempre di più sui due lati del confine, il lavoro delle forze in campo è esemplare. Ma purtroppo non è sufficiente. Servono più controlli ai valichi durante tutte le ore diurne e la chiusura di quelli minori durante la notte. Il messaggio è chiaro, non resta che farlo diventare finalmente realtà.

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