Cerca e trova immobili

L'OSPITESicurezza ai nostri confini

04.09.19 - 14:00
Roberta Pantani, Consigliera nazionale
Sicurezza ai nostri confini
Roberta Pantani, Consigliera nazionale

Quello della sicurezza lungo la fascia di confine non è più un problema che riguarda solo il Mendrisiotto. Dopo Monteggio, anche Cademario, a seguito dell’aumento di furti e segnalazioni sul proprio territorio, si è rivolto al Consiglio federale (e al Governo cantonale) per sottolineare questo senso di insicurezza. Un segnale evidente che anche nel Malcantone la misura è ormai colma. E se la popolazione non si sente sicura, tocca a noi politici attivarci per migliorare la situazione.

La soluzione scaturita da Berna dopo la chiusura notturna di prova di 6 mesi di tre valichi secondari non è efficace. Le barriere da abbassare in caso di allarme, la vodeosorveglianza e gli incontri informativi e preventivi possono essere utili a livello di indagine, ma non sono di certo un deterrente per quei malviventi che hanno scambiato il Canton Ticino per un bancomat. Troppo facile varcare il confine, commettere furti o rapine e andarsene indisturbati. Un copione che nel Mendrisiotto è ormai ampiamente rodato e che è andato in scena l’ultima volta (quanto vorrei poter dire che la lista non si allungherà…) in settimana a Ligornetto: l’arrivo, la minaccia con un’arma alla dipendente del negozio annesso al distributore, la fuga dal vicino, e incustodito, valico di Clivio… e tanti saluti.

Il Consiglio federale può dire quello che vuole: anche se le statistiche – che, come quella sulla disoccupazione, lasciano il tempo che trovano – indicano che il numero di furti con scasso è in diminuzione, in Ticino e in particolare nel Sottoceneri, il bisogno di sicurezza è chiaro. Non dimentichiamoci che per i furti ai bancomat è stato utilizzato dell’esplosivo nei centri abitati! Non ci sono alternative: oltre al potenziamento del personale doganale e alla reintroduzione di un presidio costante di tutti i valichi, quelli secondari devono essere chiusi durante le ore notturne, come peraltro stabilito dal Parlamento federale che ha approvato la mia mozione. Quella del non voler compromettere i rapporti con l’Italia è solo una scusa che fa acqua da tutte le parti. Non mi sembra che i nostri vicini si siano mai fatti problemi nel prendere decisioni di questo genere. Di recente ho presentato un’interpellanza per sapere come intende muoversi ora il Consiglio federale. La risposta all’interpellanza dovrebbe essere imminente: dovesse essere negativa, non mollerò, forte appunto di un voto parlamentare che testimonia come il problema sia stato recepito.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE