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L'OSPITEUn finanziamento insostenibile per un porto incerto

04.04.19 - 06:00
Pierluigi Zanchi e Matteo Buzzi, Verdi del Locarnese
Tipress (archivio)
La zona scelta per il nuovo porto comunale
La zona scelta per il nuovo porto comunale
Un finanziamento insostenibile per un porto incerto
Pierluigi Zanchi e Matteo Buzzi, Verdi del Locarnese

Vi sono diverse ragioni che mettono in discussione la realizzazione dell’attuale progetto di Porto del Gambarogno, un progetto a nostro avviso troppo ambizioso per questo territorio. Il credito aggiuntivo richiesto dal Municipio non convince più ed è quindi inevitabile, nel rispetto della comunità tutta, rivalutarne la realizzazione puntando su progetti alternativi, più sostenibili sia da un punto di vista ecologico che economico ma anche per facilitarne l’uso ai residenti delle varie frazioni.

Questione di sostenibilità

Lo sviluppo sostenibile, secondo la Garzanti, si basa su uno sviluppo economico tale da produrre il minor inquinamento ambientale possibile e il più alto risparmio di risorse. Altre definizioni ci convincono ancor più, ma questa è sicuramente interessante perché considera gli effetti collaterali del progetto e sottolinea il principio del risparmio di risorse. Il primo passo per aumentare la disponibilità di posti barca e risparmiare risorse, a nostro avviso sarebbe stato piuttosto quello di riconsiderare e valorizzare i porti già esistenti nel Gambarogno adattati al suo contesto territoriale migliorando e completando le strutture rudimentali attuali rendendole disponibili per tutta la comunità (non solo facoltosa); questa soluzione favorirebbe il rivivere delle diverse località, ognuna ricca delle proprie peculiarità con gli esercizi pubblici già esistenti, anche grazie agli attracchi temporanei. Sarebbe evidente il risparmio di risorse, così come l’inquinamento evitato (di ogni sorta). La concentrazione in un unico punto di tutta l’attività porterà alla zona residenziale forti disturbi; il Municipio forse dimentica la collocazione della stazione di rifornimento dei natanti e l’inquinamento che gioco forza deriverà dall’aumento del traffico di natanti a motore così come del traffico in un unico punto sul litorale del Gambarogno.

Un approccio diversificato e leggero sarebbe un risparmio non indifferente. Mentre in un secondo passo – ben ponderato - si potrebbe valutare la costruzione di un ulteriore porto, dalle dimensioni adeguate al territorio e alle sue possiblità (anche in termini di mobilità e spazi), quindi non così eccessive.

Un porto tanto sovradimensionato rappresenta un corpo estraneo e gli effetti alienanti sono già lì da vedere: i velisti (che navigano col vento e non con il carburante) e i proprietari di natanti vendono i loro mezzi perché non troveranno posto nel nuovo porto a prezzi sostenibili; e chi della zona apprezzava le possibilità della spiaggia, si allontanerà perché con il porto vi saranno rumori e odori insostenibili, considerata la posizione della stazione di rifornimento per natanti posta in un luogo a dir poco sconsiderata, per non parlare degli spazi e del traffico che in certi casi sarà tutt’altro che ordinato.

Questioni finanziarie e ingenieristiche

Intraprendere impegni finanziari di una ventina di milioni sulle spalle della nostra comunità, ladovve il debito pubblico pro capite non fa che essere ribadito e sottolineato dall’Esecutivo ad ogni minimo sforzo finanziario, lascia basiti considerati i precedenti. Questo porto ha già fatto spendere milioni al Comune e i nomi dei beneficiari di queste risorse sono ben noti – politici, ingenieri, esperti e professori. I preventivi presentati inizialmente facevano capo ad un progetto che nel frattempo è stato rivisto e non è pertanto possibile sostenere che il credito aggiuntivo, chiesto oggi, sia destinato al medesimo progetto, perché non è così. I preventivi presentati alcuni anni fa si rifacevano a calcoli promossi da ditte indigene e quindi non sottostimati in modo tale da avvantaggiare ditte estere. Tenuto conto del reale progetto ingenieristico che ora si vuole implementare, caratterizzato da un diverso sistema di ancoraggio (appunto diverso da quello votato in prima battuta), la manutenzione che occorrerà nel tempo e il maggior costo oggi già messo in evidenza dalla richiesta del credito aggiuntivo, fa si che la redditività del progetto per il Comune e la sua comunità venga ridotta, annullando di fatto i progetti che aspettano di essere realizzati grazie ai fantomatici indotti che si spera invece di ottenere a breve termine. Senza tenere oltretutto conto delle insidie di natura tecnico-ingenieristica che ancora non è stato possibile accertare (le perizie geologiche e le verifiche ingenieristiche non rappresentano certezze), considerato che si tratta del primo progetto realizzato dallo studio ingenieristico a cui è stato affidato il progetto.

Quando è l’incertezza a regnare è meglio fermarsi e ragionare, e decidere con cognizione di causa nel rispetto delle risorse naturalistiche e finanziarie che si andranno ad investire e consumare. Di fronte a “grandi progetti” basati su premesse tanto insufficienti è meglio riflettere bene, perché le alternative più ponderate e meglio realizzabili potrebbero rappresentare alla fine il vero “grande progetto” - rispettoso dell’ambiente, della realtà territoriale e delle persone che oggi vi vivono e, non da ultimo, dell’utilizzo ponderato delle risorse finanziarie dell’intera comunità, cosa non proprio insignificante, visti i tempi che corrono.

In considerazione di quanto esposto, la Sezione locarnese de I Verdi del Ticino, invita a bocciare il credito aggiuntivo e invitano Esecutivo e Legislativo a rivalutare i propri intenti nel rispetto di uno sviluppo sostenibile. Si propenda piuttosto sulla rivalorizzazione dei porti esistenti e sulla realizzazione di un porto dalle dimensioni adeguate alla realtà territoriale gambarognese.

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