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L'OSPITERiduzione della democrazia e digitalizzazione: non solo slogan

01.04.19 - 12:00
Amanda Rueckert, Candidata al Gran Consiglio, Lega dei ticinesi
Riduzione della democrazia e digitalizzazione: non solo slogan
Amanda Rueckert, Candidata al Gran Consiglio, Lega dei ticinesi

Ridurre la burocrazia, limitare l’uso della carta nella comunicazione tra Stato e cittadini, informatizzare i flussi di lavoro, digitalizzare l’amministrazione, snellire il corpus legislativo: sono solo alcune parole chiave, obiettivi che da tempo puntualmente diventano slogan elettorali di tutti i partiti, soprattutto da quando l’informatica è entrata nelle nostre vite e internet è diventato il canale principale attraverso il quale vengono diffuse le informazioni.

Non solo in campagna elettorale, ma anche l’ordinario dibattito politico è animato da tante belle parole a sostegno della volontà di frenare la burocrazia e ridurre l’aggravio amministrativo per l’economia e per i cittadini. E se penso alla mia esperienza personale (quindi alle due legislature che ho fino ad ora trascorso in Gran Consiglio) ricordo bene che sono stati più di uno gli atti parlamentari che abbiamo discusso (e approvato), volti a perseguire gli obiettivi citati in entrata. Ma il Ticino è solo un microcosmo situato in un mondo ben più grande, in cui a tutti i livelli la politica e l’economia hanno da tempo dichiarato guerra alla burocrazia, che tiene imbrigliati i cittadini in gineprai, limitandoli nella loro autonomia.

Studiosi molto più preparati e attenti di me hanno dimostrato che l’inefficienza della pubblica amministrazione a causa dell’eccesso di regole e di passaggi procedurali inutili è uno dei principali ostacoli alla possibilità di fare impresa. E questo soprattutto perché per compilare moduli, apprendere le regole del gioco e trovare i servizi competenti è una dispersione di tempo prezioso, che viene sottratto ad attività più importanti per raggiungere i propri obiettivi impenditoriali. L’eccesso di regole e la macchinosità del sistema sono dunque un chiaro ostacolo all’efficienza e nemici del dinamismo.

Anche durante la campagna elettorale in corso il tema della riduzione della burocrazia è un leitmotiv costante. Premetto che anch’io ho in più occasioni tematizzato questi aspetti e sono fermamente convinta che sia un obiettivo da perseguire: il tempo è prezioso e credo che un forte snellimento delle procedure sia possibile. In un Paese di indole liberale tutti vorremmo essere meno legati a ridondanti procedure e semplificare gli iter burocratici nelle nostre vite, sfruttando l’avanzamento della tecnologia: essere più efficienti per avere più tempo a disposizioni per le cose veramente utili e piacevoli.

Però se faccio una retrospettiva mi rendo conto che in questi anni abbiamo invece notevolmente densificato il corpus legislativo, introducendo numerosi nuovi articoli di legge volti a meglio specificare alcune questioni, regolamentato interi settori, sottoposto a procedura di autorizzazione alcune professioni, disciplinato nel minimo dettaglio condizioni, modalità e limiti per la rilevazione dei dati personali. Per citare alcuni esempi concreti abbiamo introdotto (e poi abrogato) una Legge sulle imprese artigianali, una nuova Legge sulle commesse pubbliche che ancora non è entrata in vigore, ma che da un confronto intercantonale emerge chiaramente come quella più densa di articoli e dettagliata di particolari, approvato numerose disposizioni in materia di protezione dei dati, poiché il diritto superiore e la giurisprudenza impongono l’adozione di una sufficiente base giuridica per il trattamento di dati personali.

E intanto si utilizza ancora troppa carta, le domande di costruzione devono essere consegnate in forma cartacea e devono essere sempre più voluminose, mentre ancora non è possibile sfruttare la tecnologia per conferire carattere ufficiale alla trasmissione elettronica di decisioni da parte di un’autorità. Eh si, perché affinché tale procedura sia valida, è necessaria una base legale. E quindi il paradosso: per perseguire un obiettivo volto a razionalizzare l’uso delle risorse sfruttando le potenzialità offerte dalla tecnologia, occorre ancora una volta densificare il corpus legislativo, oltre che adottare sufficienti provvedimenti tecnici per consentire la trasmissione sicura delle decisioni e le condizioni di riconoscimento della firma elettronica.

E la prossima legislatura come sarà? Gli obiettivi suindicati rimangono in auge, le somme le trarremo tra quattro anni. Io continuo a crederci e ci spero, poiché la vita è troppo breve per perdere tempo, quando il progresso consentirebbe di sfruttare meglio la tecnologia. Di tali obiettivi i parlamentari devono però ricordarsi sempre, ogni volta che votano una nuova legge. Obblighi dettati dal diritto superiore (ahimè) a parte, ma dobbiamo porci sempre questa domanda: questa nuova legge è veramente utile? Davvero è finalizzata a perseguire gli scopi prefissati? È necessario disciplinare tutto nel dettaglio? Altrimenti quelli sopra rimarranno solo begli slogan, mentre cittadini ed imprese affogheranno nella burocrazia.

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