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L'OSPITERidefinire le priorità della socialità

04.02.19 - 09:01
Amanda Rückert, Deputata Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio
Ridefinire le priorità della socialità
Amanda Rückert, Deputata Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio

Un’affermazione possiamo sistematicamente leggere quando vengono resi pubblici i dati della SECO è che la disoccupazione in Ticino è calata rispetto al valore precedentemente rilevato. Quindi “tout va très bien madame la marquiese”. Eh no, le cifre della SECO necessitano di essere relativizzate e sicuramente non fotografano il reale stato di salute del mercato del lavoro ticinese. Esse tengono infatti conto solo del numero di coloro che si sono registrati presso gli URC, che sono senza un impiego e sono immediatamente collocabili. E secondo i più recenti rilevamenti dalla SECO, nel mese di dicembre 2018 il tasso di disoccupazione in Ticino sarebbe stato pari al 3.3%. Sfuggono tuttavia a tali dati tutte le persone che non sono iscritte a un URC e – soprattutto – tutte le persone poste a beneficio dell’assistenza.

Un’altra statistica periodicamente diffusa stima la percentuale di disoccupati secondo i criteri elaborati dall’organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e considera disoccupate tutte le persone in età compresa tra i 15 e i 74 anni che rispondono contemporaneamente alle seguenti tre condizioni: non erano occupate nel corso della settimana di riferimento, hanno cercato attivamente un posto di lavoro nelle quattro settimane precedenti ed erano disposte ad iniziare un’attività nel medesimo periodo, indipendentemente dalla loro iscrizione ad un URC.

E l’ultimo dato disponibile calcolato secondo questi criteri ed aggiornato al mese di gennaio del 2019 mostra una situazione tutt’altro che rosea: la disoccupazione in Ticino si attesta al 7%. Ma al di là degli scontri accademici relativi al dato più affine alla realtà, ritengo che basterebbe alzare la testa per farsi un’idea del mondo del lavoro ticinese, che non è positivo come alcuni cercano di dipingerlo.

È invece necessario un intervento più incisivo e a 360 gradi, in grado di ridefinire le priorità dello Stato e il sistema con cui vengono elargiti i sussidi e gli aiuti sociali, altrimenti il rischio è quello del tracollo e di arrivare ad una situazione in cui i costi della socialità non saranno più sopportabili. Ci sono persone che devono forzatamente far capo agli aiuti elargiti dallo Stato poiché non sono nella situazione di poter provvedere a loro stesse solo grazie allo stipendio. Si tratta di persone obbligate ad accettare un lavoro a tempo parziale, ci sono cittadini costretti a ricorrere a vari sostegni sociali offerti dallo Stato quali ad esempio riduzioni dei premi di cassa malati, borse di studio o assegni integrativi per riuscire a sbarcare il lunario, poiché percepiscono uno stipendio che non permette loro nemmeno di coprire le spese essenziali.

E ad una spesa sociale in continua crescita si affianca la diminuzione del potere d’acquisto dei ticinesi, che quindi non riescono a contribuire a “far girare” l’economia locale. A questi ticinesi non si può fare una colpa se per una cena in famiglia o per la spesa mensile scelgono di recarsi oltre confine, dove i prezzi sono nettamente più bassi che dalle nostre parti.

Bisogna invece chinarsi seriamente, senza pregiudizi ed analizzando la situazione a tutto campo, ridefinendo le priorità della socialità, intervenendo attivamente con misure fiscali o di altro genere per privilegiare l’imprenditorialità virtuosa, che conferisce salari dignitosi e privilegia l’assunzione dei residenti, attivare e applicare principi già da tempo approvati dal popolo, quali il salario minimo e la preferenza indigena.

Da sola nessuna misura è la panacea di tutti i mali, ma l’analisi e la formulazione di proposte, partendo da una fotografia reale e oggettiva della situazione in cui versa la popolazione del nostro Cantone è uno dei più ardui compiti che spettano alla politica ticinese dei prossimi anni. La ricetta magica non esiste: occorre collaborazione, dialogo, studio e conoscenza della realtà, ovvero elementi determinanti, che meglio possono consentire alla classe politica di fare il meglio per la nostra popolazione.

 

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