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L'OSPITECeto Medio e Diritti Popolari

22.11.18 - 23:00
Cleto Ferrari Gran Consigliere UDC
Tipress
Ceto Medio e Diritti Popolari
Cleto Ferrari Gran Consigliere UDC

Il ceto medio è sempre stato considerato quella fascia di popolazione che dà stabilità politica ad una nazione. Le persone che vi appartengono si sono insediate permanentemente nel paese. Di solito questa presenza è da più generazioni. Il ceto medio pertanto è una classe politica importante essendo portatore di un certo tipo di cultura, avendo una conoscenza storica del luogo in cui vive e delle sue dinamiche, avendo radici, una buona capacità di paragone e una discreta dotazione economica.

Chiaramente potremmo definire 50 sfumature del ceto medio ma forse è meglio dire che la gente che vi appartiene per più e diversi motivi crede ed ha un forte legame nel paese dove risiede.

Oggi in molte politiche il ceto medio non è considerato. L’accento è stato messo altrove. Sono state assecondate le esigenze della grande economia e si è finito col raggiungere un sovraffollamento del mercato del lavoro con una conseguente caduta dei salari. Ci si è dovuti confrontare con l’assistenza dei casi sociali e alle dinamiche legate all’apertura delle frontiere e all’importazione di diverse fasce di popolazione e culture. Sottoposto a varie problematiche lo Stato si è dimenticato o ha ritenuto di non considerare nelle sue politiche il ceto medio che dovrebbe potersi arrangiare da solo. Ma nel contempo lo Stato è diventato anche una macchina complessa e molto costosa che ha finito col scaricare oneri, limitazioni estreme ed innumerevoli, pesanti regolamentazioni sul ceto medio.

Ci ritroviamo pertanto con un ceto medio parecchio indebolito sia per il peggioramento delle condizioni del mercato sia per essere tartassato da politiche sempre più distanti dalle sue esigenze. Un ceto medio anche annacquato a seguito della forte e duratura immigrazione economica indotta.

Ciò che stupisce è che lo Stato, a fronte di una radiografia chiara della situazione, non reagisca. E da qui possono partire varie speculazioni sui motivi di questa disaffezione. Probabilmente è più facile fare politica spiccia con fasce di popolazione senza radici e poche capacità di riferimento. Ma non dimentichiamo anche le esigenze dell’economia che mira ad un mercato il più ampio possibile a fronte della debolezza dei nostri esecutivi.

Lo si vedrà con la votazione sull’autodeterminazione se questo ceto medio sparpagliato anche nei partiti di governo saprà reagire ed unirsi. Solo riprendendosi in mano e ribadendo ad ogni occasione la preminenza della democrazia diretta si potranno riguadagnare le esigenze disattese.

Sorprende l’importante schieramento partitico contro questo principio, contro l’autodeterminazione.
Dopotutto se le cose vanno bene non vi è esigenza alcuna di fare capo al primato degli strumenti a favore dalla democrazia diretta che sono e restano a disposizione di tutti in egual modo.

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