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L'OSPITERicucire Rorè e i suoi abitanti

16.09.18 - 19:00
Movimento culturale apartitico Un Cher per Rorè
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Ricucire Rorè e i suoi abitanti
Movimento culturale apartitico Un Cher per Rorè

Il 23 settembre 2018, i roveredani dovranno decidere del loro futuro. Saranno chiamati a decidere se vendere (svendere) il centro del paese ad una grande immobiliare di Zugo o meno. Dovranno decidere se rimanere padroni in casa propria o se diventare degli ospiti (a pagamento) nel loro stesso paese.

Il movimento apartitico e apolitico “Un Cher per Rorè”, che ha promosso dapprima la raccolta di più di 500 firme per chiedere un Time Out e in seconda battuta è riuscito a raccogliere le firme necessarie per il referendum, raccomanda di votare NO a questa svendita. Lo fa perché convinto che il paese meriti di meglio e meriti di più. Lo fa perché convinto che i roveredani debbano assumersi l’onore e l’onere di realizzare la tanto agognata ricucitura, anche come forma di rispetto verso tutti quei cittadini svizzeri che, per il tramite della Confederazione, hanno finanziato con oltre 400 milioni di franchi lo smantellamento dell’autostrada dal centro del paese e la costruzione del Tunnel di San Fedele.

Ma oggi il vero nemico da combattere è la paura. La paura del futuro. La paura di quello che verrà. La paura di avere una visione, di avere coraggio e di essere al centro di ogni decisione. Abbiamo un Municipio che ha rinunciato al proprio ruolo fondamentale, quello di progettare il futuro del paese, lasciando questo compito ad un privato. Noi chiediamo invece che il Municipio si faccia regista ed attore principale di questo processo, non spettatore. Noi chiediamo che il Comune di Roveredo si riappropri delle sue prerogative e che torni ad essere visionario e determinante.

Noi vogliamo Rorè al centro degli interessi dei roveredani e immaginiamo un Rorè realmente capoluogo della Mesolcina, e non periferia di Bellinzona. E se vincerà il NO? I sostenitori di Alfred Müller ci dicono che rimarrà un buco per i prossimi 40 anni. Lo dicono sapendo di mentire, perché quello che abbiamo oggi non è un buco ma uno spazio verde. Spazio sul quale possiamo oggi proiettare la nostra immaginazione e le nostre visioni, noi, tutti insieme e non delegando a commissioni politiche, gruppi di lavoro tecnici o peggio, a privati. I tecnici ed anche i privati, potranno arrivare dopo, a seguito di un percorso che porti il paese ed i suoi cittadini a riunificarsi attorno a contenuti necessari e condivisi.

Quindi? Come procedere? Il movimento “Un Cher per Rorè” ha una proposta. Semplice quanto complessa. Partecipativa e coinvolgente. Una proposta per far tornare i roveredani a sognare e non a litigare. Una proposta che vede il bene comune al centro dell’agire delle istituzioni.

Se vince il NO bisognerà avviare un processo di mediazione, e a promuoverlo sarà il Comune (il futuro esecutivo, perché il prossimo 28 ottobre ci sono le elezioni).

Si devono raccogliere dalla società civile i bisogni e i sogni che si possono proiettare nella ricucitura del nucleo del paese. Vengono definiti i temi di approfondimento e le costrizioni legali per poi coinvolgere delle cerchie di interesse a rappresentanza della società civile (giovani, anziani, commercianti, imprenditori, famiglie, associazioni, società sportive, etc.). Si organizzano dei workshop per ognuna di queste cerchie, guidati e moderati da un ente/consulente esterno alle istituzioni locali. Ogni gruppo produce idee, riflessioni, ipotesi in relazione all’interesse rappresentato dalla singola cerchia, quanto prodotto da ogni gruppo viene riassunto e verbalizzato.

Il Comune (il Municipio) coadiuvato dal consulente esterno, riassume e pondera i risultati dei singoli workshop, producendo una serie di visioni di ricucitura possibile (almeno tre) che vengono poi ancora sottoposte ai gruppi dei workshop, e quindi nuovamente adattate in funzione dei feedback ricevuti. Le “visioni” verranno approfondite a questo punto da un pool di esperti (urbanista, economista, sociologo). Queste tre ipotesi, arricchite da questi approfondimenti, verranno presentate alla popolazione (presentazione pubblica, pubblicazione a tutti i fuochi, discussioni). Infine, le tre ipotesi verranno messe in consultazione popolare e sulla base di quanto scelto dalla popolazione si riaprirà e si ridiscuterà il memorandum con il Cantone e la Confederazione. Sulla base di questo “programma” definito e cucito su misura per e dalla popolazione si comincerà un percorso nuovo di progettazione. Quanto tempo ci vorrà per fare questo? Un anno? Due anni? Abbiamo avuto l’autostrada per 50 anni e crediamo che possiamo prenderci il tempo giusto per far ripartire un progetto che segnerà la vita di Roveredo per sempre.

Ai roveredani consigliamo di non cedere alle facili promesse, di non inondare il cuore del loro paese di cemento ed inutili palazzine, di dimostrare coraggio e di riavere finalmente il piacere di immaginare un paese migliore.

Vogliamo Rorè capoluogo della Mesolcina, e non una qualsiasi periferia del Ticino.

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