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L'OSPITEL'associazione Progetto Avventuno appoggia "La Scuola Che Verrà"

16.09.18 - 16:20
Monica Induni, presidente dell'associazione, si schiera dalla parte del Sì alla sperimentazione, in votazione il prossimo 23 settembre
L'associazione Progetto Avventuno appoggia "La Scuola Che Verrà"
Monica Induni, presidente dell'associazione, si schiera dalla parte del Sì alla sperimentazione, in votazione il prossimo 23 settembre

Sono presidente di un'associazione che si impegna ogni giorno per l'inclusione delle persone con disabilità e appoggio con convinzione la sperimentazione "La scuola che verrà", oggetto della votazione del prossimo 23 settembre. Approvo questa riforma anche se non parla dell'inclusione di bambini con disabilità: è stato detto in maniera esplicita che per i bambini con Bisogni Educativi Speciali, rimarrà come referente il Servizio della Pedagogia Speciale, proprio come avviene ora. 

Insieme al nostro Comitato e ai Comitati di associazioni a noi vicine (tra cui Atgabbes e Pro Infirmis) appoggio la sperimentazione perché credo che una pedagogia più attiva e più attenta sia un beneficio per tutti. Credo che la riforma getti le basi pedagogiche per valorizzare l'eterogeneità degli allievi, investendo nella qualità dell'insegnamento, proponendo un contesto educativo più curato, più ore docente per gli allievi, più attenzione al ritmo del singolo - pur con gli stessi piani di studio uguali per tutti, che garantiscono lo stesso livello minimo attuale (e con il sospetto che il livello, aumentando le ore di docenza per allievo, potrà solo aumentare).

Come presidente dell'associazione, e soprattutto come mamma, mi auguro una scuola come "La scuola che verrà" per il mio bambino con la Trisomia 21, che quando verrà incluso nella scuola regolare potrà beneficiare così sia delle competenze di pedagogia speciale dell'apposito servizio, sia di una scuola "ordinaria" più accogliente nei confronti delle diversità di apprendimento che caratterizzano tutti - non solo lui. Ma mi auguro "La scuola che verrà" anche per la mia bambina - che disabilità non ha - affinché possa esprimere sé stessa al meglio in una scuola che non tira le somme del suo futuro precocemente, così che lei possa vivere le materie attivamente, sostenuta da docenti che si pongono domande insieme a lei, che le insegnano ad imparare autonomamente attraverso le esperienze dirette, che hanno il tempo di capire i suoi talenti e di accompagnarla a svilupparli.

Da quando mi sono avvicinata personalmente e professionalmente alla pedagogia, ho messo in discussione l'educazione tradizionale in cui gli adulti parlano e insegnano, i bambini ascoltano e dovrebbero imparare. Per entrambi i miei figli vorrei una scuola che riconosca i loro personali talenti, che investa nei docenti affinché possano applicare una pedagogia più attiva e più attenta, in condizioni di insegnamento più adeguate al mondo e ai bambini di oggi.

Per questo voterò SI a "La scuola che verrà" e invito i genitori di tutti i bambini, con e senza disabilità, ad approvare questa sperimentazione.

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