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L'OSPITEPresa di posizione sul Rally del Ticino

13.09.18 - 11:00
Automobile Club Svizzero, sezione Ticino
Presa di posizione sul Rally del Ticino
Automobile Club Svizzero, sezione Ticino

Il comitato e la direzione dell’ACS sezione Ticino hanno preso atto con grande rammarico delle polemiche, e delle conseguenti azioni promosse sul piano legale, contro il Rally Ronde del Ticino. L’invito, rivolto a tutte le parti interessate - siano esse costituite da privati cittadini o da esponenti dei media - è quello di documentarsi compiutamente sulle normative che stabiliscono, a livello istituzionale, ma anche sportivo (regolamento FIA) e presso l’organizzatore (regolamento Rally del Ticino), l’esatto criterio di comportamento cui ogni entità partecipante deve scrupolosamente attenersi durante una competizione rallistica.

In particolare, si tiene a precisare che le ricognizioni organizzate gli scorsi 30 e 31 agosto (in un periodo soggetto a limitazioni imposte dal Piano cantonale di risanamento dell’aria, PRA) sono state effettuate con automobili d’uso comune, omologate e immatricolate secondo la Legge federale sulla circolazione stradale. Oltre ad andare contro ogni basilare principio del buonsenso, è infatti espressamente vietato compiere questo tipo d’attività a bordo di vetture da corsa e a velocità che eccedono i limiti consentiti dalla segnaletica: la ricognizione ha come unico scopo quello di prendere note chiare e puntuali sul tracciato ed è quindi necessario che venga condotta lentamente.

Per quanto riguarda invece il tema correlato all’inquinamento, si sottolinea che le macchine iscritte alle prove speciali sono rifornite unicamente con benzine ottenibili in commercio. Si tratta, certamente, di carburanti che presentano un elevato numero d’ottano (pari anche a 102 contro l’abituale 95) per garantire la massima efficienza, soprattutto in presenza di motori molto prestazionali e con alti rapporti di compressione. Diminuiscono, infatti, il rischio del cosiddetto effetto detonante e favoriscono una migliore combustione. Il loro tasso d’emissione di sostanze nocive non è comunque superiore ai corrispettivi prodotti meno raffinati e, senz’altro, non contengono piombo. L’uso di questo metallo come additivo antidetonante, diventato generalizzato nel dopoguerra, è sparito progressivamente dagli anni Settanta con l’introduzione delle marmitte catalitiche. I due elementi, invero, sono assolutamente incompatibili e le moderne vetture da rally sono tutte dotate di catalizzatore. Soltanto 3, durante la prova di campionato svolta in Ticino, ne erano sprovviste, ossia quelle inserite nella categoria “storiche”.

Passando al capitolo sicurezza, le competizioni odierne hanno raggiunto notevoli standard, di molto superiori a quelli riscontrati negli anni Settanta e Ottanta quando, in gara, v’erano prototipi dalle potenze mostruose. Ai giorni nostri, sul tracciato troviamo strette derivate di serie, nella stragrande maggioranza dei casi non superiori a 1’600 cm3 (il massimo ammesso è 2’000). Se, a ciò, aggiungiamo le strutture speciali obbligatorie per proteggere gli occupanti in caso d’urto, i progressi tecnologici e l’adozione di nuovi parametri di salvaguardia lungo i percorsi, non si può certamente affermare che il fattore di rischio per l’incolumità delle persone sia superiore ad altri sport molto più diffusi e non legati ai motori. Anzi, spesso, dai Rally, l’industria automobilistica trae preziose informazioni per implementare miglioramenti sulle vetture d’uso comune.

Da ultimo, merita qualche riflessione anche l’incidente avvenuto nei pressi del bivio di Sonvico e Villa Luganese: i querelanti hanno denunciato gravi lacune legate alla sicurezza della manifestazione sia per il pubblico sia per i piloti e, in generale, per le zone attraversate dal tracciato. In sintesi, si è trattato di un errore legato alla valutazione del percorso da parte dell’equipaggio, sebbene questo punto fosse ben segnalato dal Road-Book e dai cartelli di direzione installati sul posto. Va detto che, coloro che ne sono stati coinvolti (così come altri),
 
hanno subito una foratura qualche chilometro prima dell’accaduto, in fase di trasferimento, a causa di chiodi gettati da qualcuno sulla carreggiata. Un gesto che, oltre ad essere deplorevole, ha innervosito a dismisura l’equipaggio fino alla perdita di concentrazione. La polizia, sollecitata dal querelante per l’accaduto, alla luce dei fatti ha poi successivamente archiviato il caso: si è trattato di un semplice incidente di gara. L’organizzatore, che si è subito impegnato nella costatazione dei danni e nel risarcimento alle proprietà, si è sempre dimostrato all’altezza della situazione, in particolare per quel che concerne la tempestività dei servizi, anche in caso di sinistro. Le severe norme FIA, cui è d’obbligo sottostare, prevedono il dispiegamento di commissari appositamente incaricati per vegliare costantemente ogni situazione e per fare in modo che tutto sia conforme alle regole.

In Ticino, terra dal tradizionale attaccamento allo sport dei motori, che ha forgiato campioni del calibro di Clay Regazzoni, il Rally viene organizzato fin dal 1974 e ogni anno richiama folle di appassionati. Vogliamo davvero eliminarlo (assieme a tutte le altre manifestazioni di simile caratura, come vorrebbe una recente mozione parlamentare) in base ad argomenti pregiudizievoli, che non rispettano la realtà e sono frutto della scarsa conoscenza in materia?

 


 

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