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OSPITESì a una scuola migliore, no alle cortine fumogene

30.08.18 - 17:30
Raoul Ghisletta, Granconsigliere membro della commissione scolastica
Tipress
Sì a una scuola migliore, no alle cortine fumogene
Raoul Ghisletta, Granconsigliere membro della commissione scolastica

Il presidente UDC Marchesi racconta la favola che la sperimentazione de La scuola che verrà è “un sistema che elimina la differenziazione. Tutti gli allievi devono essere uguali e ottenere gli stessi risultati, concetti umanamente inconcepibili se non abbassando il livello generale.”

Assurdo, la sperimentazione estende semmai la differenziazione nell’insegnamento: avere due insegnanti in una classe di scuola dell’infanzia, di scuola elementare e di scuola media consente ai due docenti di differenziare l’insegnamento in base ai bisogni dell’allievo, quelli più avanti nel programma e quelli meno avanti nel programma. Avere classi dimezzate come nella scuola media consente a un insegante di lavorare con 12-13 allievi invece che con 25-26 e quindi gli permette pure di fare un lavoro più approfondito, mettendo al centro della scuola l’allievo.

Grazie al coinsegnamento e alle classi dimezzate nella scuola media si eliminano il livelli A e B in tedesco in terza e quarta media: se non ci fosse un maggior impiego di risorse di docenti e una maggior differenziazione nell’insegnamento, allora sì che l’eliminazione dei livelli sarebbe un livellamento verso il basso! Ma con la sperimentazione nelle tre sedi di scuola comunale e nelle quattro sedi di scuola media si investono 6,7 milioni Fr (su tre anni) in maggiori risorse di docente, proprio per mettere al centro della scuola l’allievo e per favore un insegnamento adatto alle sue esigenze.

Il presidente dell’UDC poi parla della maggior parte dei Cantoni della Svizzera, affermando che il concetto della differenziazione è molto accentuato e che: “Già dai 10 anni di età i giovani devono scegliere tra un percorso che li indirizza verso la professione e un altro verso gli studi”. Scrive “differenziazione”, ma in realtà parla di “selezione” precoce tra gli allievi più bravi e quelli meno bravi scolasticamente. In Ticino si aspetta fino alla fine della quarta media per selezionare gli allievi, permettendo ad ognuno di maturare in un tempo ragionevole. I Ticinesi prendono atto che il presidente UDC vuole separare gli allievi già alla fine delle scuole elementari e gettare a mare la scuola media unica, che esiste da 40 anni. Questa è la valenza del referendum contro la sperimentazione: una sperimentazione che sarà giudicata da esperti che faranno bene il loro lavoro e che sarà controllata dai rappresentanti dei docenti, dei genitori e dei partiti. E infine sarà ancora il Parlamento ad esprimersi sulle modifiche di legge definitive tra 4 anni se la sperimentazione fosse positiva.

Non capisco infine la presa di posizione del prof. Zambelloni, eminenza grigia di area liberale, sul “Corriere del Ticino del 30 agosto”: in commissione scolastica i liberali-radicali hanno voluto fortemente che si sperimentasse una variante per la formazione delle classi dimezzate di scuola media. E ora egli lamenta che sarebbe impossibile fare un confronto tra il modello originale del DECS e la variante PLR. Se si non si trova un accordo non va bene e se si trova un accordo va ancora meno bene. Le cortine fumogene dei referendisti sono tristi: la commissione scolastica ha sottoscritto un rapporto a favore della sperimentazione firmato da PLR, PPD, PS e Verdi, che ha raccolto 51 voti a favore e 19 contrari nel Parlamento. Smettiamola quindi di disegnare fantasmi. La commissione scolastica e la grande maggioranza Parlamento sanno cosa si sperimenta e dove si va.

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