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L'OSPITEPerchè le nostre vite valgono più dei loro profitti!

08.07.18 - 13:20
Enrico Borelli, sindacalista Unia
Perchè le nostre vite valgono più dei loro profitti!
Enrico Borelli, sindacalista Unia

Un filo resistente lega le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori andate in scena in questo ultimo periodo. Il filo della solidarietà e della difesa dei diritti che quotidianamente vengono calpestati!

Penso chiaramente alla grande mobilitazione degli edili che ha visto 18`000 persone sfilare per le strade di Zurigo, alla giornata di sciopero promossa a Locarno dai marinai della navigazione, e alla mobilitazione indetta dal personale impiegato presso OVS che si è recato a protestare sotto la sede della casa madre, in quel di Mestre.

Gli edili si stanno battendo per preservare il diritto al prepensionamento a 60 anni (la conquista più importante concretizzata dal movimento sindacale di questo paese negli ultimi 20 anni) oggi pesantemente rimesso in discussione dalla Società svizzera degli impresari costruttori. Ssic che da un lato auspica lo spostamento dell’età di pensionamento a 62 anni, ma che dall’altro è intenzionata a portare un attacco ai lavoratori over 50 cui vorrebbe ridimensionare il salario in quanto meno produttivi rispetto ai colleghi più giovani. Contraddizioni padronali!

I marinai si stanno invece tenacemente battendo per impedire una pesantissima riduzione del loro salario che il loro datore di lavoro, la Società di navigazione del lago di Lugano vorrebbe imporre. Fatto reso ancora più grave in quanto l’azienda ha ricevuto importanti aiuti economici da parte dello Stato. In un Cantone nel quale i salari continuano a diminuire, finito oramai nella morsa del dumping e nel quale molti, si ergono a paladini della difesa dei salari, questi coraggiosi lavoratori si stanno battendo nei fatti e in modo concreto, indicando a tutti noi la via da seguire, quella della solidarietà e della lotta collettiva.

Le venditrici e venditori di Ovs, una società che registra importanti utili chiedono invece il rispetto delle più elementari norme legali. I 1`200 dipendenti attivi in Svizzera sono stati tutti licenziati e l’azienda si rifiuta per ora di negoziare un piano sociale. Semplicemente inaudito! Dipendenti che oramai sono derubricati a numeri, a merce, e che vedono la loro dignità vergognosamente calplestata.

Il contesto nel quale si stanno sviluppando queste lotte, queste mobilitazioni (ma potremmo citare anche gli scioperi che investono il settore dei media in Svizzera romanda) è molto difficile e si deteriora sempre più. Pensiamo alle vicende che hanno interessato la trentina di lavoratori del Giornale del Popolo, ai tagli annunciati da Migros o dalla SSR e che colpiranno anche i dipendenti occupati presso la Tsi a Comano, alla situazione che ha coinvolto i dipendenti di 4 chioschi con il marchio Valora nel Locarnese, alla situazione vissuta dai lavoratori delle ex regie federali, pensiamo a Posta, Swisscom e FFS. Un vero e proprio bollettino di guerra.

E in questo quadro il consigliere federale Plr Ignazio Cassis, sostenuto dal suo collega di partito e governo Schneider Ammann, si è detto disponibile ad allentare le già deboli misure di accompagnamento. Un fatto questo, che evidenzia una paurosa e preoccupante incapacità di lettura delle dinamiche che reggono oggi il mercato del lavoro e delle difficoltà che vivono quotidianamente le persono comuni ed i salariati. Un mondo alla rovescia ci sentiamo di dire! Per non parlare dell’esclusione che vivono oggi i disoccupati, i lavoratori precari e coloro che si trovano ai margini della nostra società e che sono al beneficio dell’assistenza.

Una società sempre più ingiusta, e sempre più iniqua. Una società che andrebbe capovolta.

I lavoratori del nostro Paese, oggi in lotta e impegnati in momenti di resistenza però ci lanciano un messaggio chiaro, un messaggio che tutte e tutti noi dobbiamo recepire.

La dignità non si vende ! E coltivando il seme della solidarietà e scendendo sul terreno della mobilitazione è possibile contrastare le politiche padronali che si ispirano a quelle neoliberali.

 


 

 

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